Federico Bertoni – Morire il 25 aprile Frassinelli
Julien non aveva quella paura che avevano in tanti: non aveva paura di morire, nemmeno adesso, nemmeno quando aveva la vittoria tra le mani. Lo disse anche in seguito, tante volte, quando tutto fu diverso e l’Italia non diventò quel Paese migliore che avevano sognato: disse che lui era rimasto lassù: che lui doveva rimanere lassù. Perché non c’era un dopo, non c’era un futuro, e in quel momento capì che tutto era finito. Avevano vinto. «In che rapporto stanno il passato e l’avvenire? A prima vista, questo romanzo sembra rispondere che chi non ha memoria, non ha futuro. Il protagonista indaga su un episodio della Resistenza che coinvolge la sua famiglia e un amico appena defunto, molto più anziano di lui. Nel frattempo, mentre ricerca quell’antica verità, s’interroga sui tempi che gli si schiudono dinnanzi, i primi anni Zero del nuovo millennio. Lo smarrimento della memoria sembra andare di pari passo con l’incapacità di comprendere il da farsi. Mettere ordine nella vita di un altro, un padre putativo, sembra il requisito per orientarsi nella propria. In realtà, via via che procede, la vicenda rovescia l’assunto iniziale, ed è chiarendosi cosa chiedere al domani, che il protagonista ottiene una risposta dal passato. Trovando il modo di tenere insieme, in un gesto simbolico e grottesco, entrambe le dimensioni del tempo. In quel momento, giunti all’ultima pagina, ci accorgiamo che ormai tutti gli episodi narrati sono alle nostre spalle, e che si pone anche per noi lettori il problema di metterli in prospettiva, guardando in avanti. Chi non ha futuro, non ha memoria.»
Federico Bertoni è nato a Fidenza (Borgo San Donnino) nel 1970. Appassionato di finzioni narrative, insegna Teoria della letteratura all’Università di Bologna e si occupa soprattutto della tradizione del romanzo moderno. Da vari anni studia, insegna e racconta anche la storia e la letteratura della Resistenza. Ha scritto sulla lettura (Il testo a quattro mani, La Nuova Italia, 1996), sulla tradizione del realismo (Realismo e letteratura, Einaudi, 2007) e su autori come Stendhal, Hugo, Dickens, Svevo, Tozzi, Gadda, Nabokov, Calvino, Primo Levi, Amis, DeLillo, Littell. Ha allestito e curato il volume Teatro e saggi, in Tutte le opere di Italo Svevo, nell’edizione diretta da Mario Lavagetto per «i Meridiani» (Mondadori, 2004). Il suo ultimo libro, Universitaly. La cultura in scatola(Laterza, 2016), è al tempo stesso un racconto e un saggio di critica culturale sull’università e sulla società del XXI secolo. È membro della Giuria dei Letterati del Premio Campiello e presidente dell’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia comparata della Letteratura. Questo è il suo primo romanzo.