Una libreria Ubik strapiena ha accolto ieri Donatella Di Pietrantonio in occasione della presentazione de “L’arminuta” (Einaudi), libro finalista della VI edizione del Premio Sila’49.
A fare gli onori di casa il direttore del Premio Gemma Cestari che si è soffermata sulla qualità del linguaggio usato dall’autrice:  “Un romanzo asciutto, esatto. Nel testo non c’è una parola di più, nessuna ridondanza tipica invece di molti scrittori della letteratura italiana moderna”.

“Il romanzo – ha detto  Cestari  – narra una storia molto empatica piena di pietà, è come stare  difronte a un romanzo di Dickens scritto in sole 100 pagine”.

Linguaggio, personaggi e contesto sociologico sono state le linee direttrici seguite da Siebert  e Di Pietrantonio  per illustrare, senza svelarne la trama, i sentimenti, le emozioni e le azioni che animano il romanzo.
L’Arminuta fin dalla prima pagina coinvolge il lettore, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche più care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è un trauma difficilmente superabile.
Nel romanzo si affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva.
“L’Arminuta – ha sottolineato Donatella Di Pietrantonio citanto il libro –  è orfana di due madri viventi. Si sente addosso il peso del rifiuto  colpevolizzandosi per quello che è successo”. “A colmare il vuoto – ha però detto Renate Siebert – ci pensano la sorella Adriana e il fratello piccolo e malato Giuseppe”.
Ma l’Arminuta è anche un romanzo sulla società dell’epoca fatta di contrasti tra il mondo dell’entroterra povero e pieno di  privazioni e quello della città e del benessere. Due società vicine ma allo stesso tempo lontane.
Alla presentazione hanno partecipato attivamente i ragazzi del Liceo Classico “Telesio” e del liceo Scientifico “Scorza” che hanno incalzato Di Pietrantonio con  domande e osservazioni curiose e puntuali.
L’ultimo appuntamento della Decina 2017 sarà lunedì 16 ottobre, alla libreria Ubik di Cosenza per la presentazione di “Legenda privata” (Einaudi) di Michele Mari. Dialogherà  con l’autore il critico cinematografico Ugo G. Caruso.
Entro il 20 ottobre il comitato dei lettori delle due librerie partner del Premio (Ubik e Mondadori), sarà chiamato ad esprimere un parere sui romanzi della Decina di cui la Giuria tecnica si avvarrà per determinare i cinque titoli finalisti.