Studio e accuratezza, cura dei dettagli (“Ho contattato la società filologica friuliana per sapere come si parlava negli anni ’30 in una specifica zona di quella regione”) per rendere un romanzo di 900 pagine, che racconta la storia di una famiglia attraverso quattro generazioni, totalmente credibile. Un lavoro monumentale, quello che Giorgio Fontana, classe 1981, ha portato avanti per anni e il cui risultato è “un’opera di grande respiro e ambizione, egregiamente congegnata e scenograficamente accurata. – ha detto Gemma Cestari, introducendo l’incontro – Fontana ci porta in luoghi e tempi diversissimi, con una serie di quadri vividi, cinematografici e una precisione di dettaglio che svelano un grande lavoro di costruzione storica”.
“A Fontana interessa la spinta arcaica a narrare una storia – continua Cestari – in un momento in cui l’autofiction si afferma come genere letterario, questo autore rivendica la scrittura come finzione”. E infatti, alla domanda di Maria Letizia Stancati, se ci sia qualcosa di personale nel racconto della famiglia Sartori, Fontana risponde che sebbene sia inevitabile che nel romanzo scivolino ossessioni, idee personali dell’autore, Prima di noi è essenzialmente un’opera dell’immaginazione. “È così gioioso l’esercizio dell’inventare, così enorme il lavoro di immaginare che ci tengo a rivendicarlo”.
Ricerca e fantasia, dunque, studio e finzione. “Quando ho iniziato a lavorare sulla struttura narrativa del libro sapevo da dove partire e dove arrivare. Quello che c’è nel mezzo è stato difficile da determinare, nella scelta dei periodi storici da privilegiare, nella disposizione dei personaggi. Perciò – ha spiegato Fontana – ho scelto di avere uno sguardo sghembo, trasversale sugli eventi e sui personaggi”.
“Nel libro ci sono moltissimi personaggi – ha osservato Maria Letizia Stancati – tutti appartenenti alla stessa famiglia, e di ognuno conosciamo la storia personale. Ma qual è l’approccio dei Sartori con la Storia collettiva?”
“Questo è stato un punto allo stesso tempo dolente e gioioso della narrazione. Quanta storia mettere? Alla fine, ho scelto di variare. – ha rivelato Fontana – I Sartori a volte hanno un rapporto conflittuale e diretto con la storia altre volte è solo un flusso di sottofondo.”
“Il primo Sartori, il fante Maurizio, si macchia di una triplice colpa (la diserzione, la scelta di non dare sepoltura a un commilitone e l’abbandono della compagna incinta) che peserà come una maledizione sulla famiglia per generazioni. C’è una nemesi per i Sartori?” ha chiesto infine Maria Letizia Stancati.
“Sì, è un meccanismo che non ho certo inventato io. – ha concluso Fontana – Come una malattia congenita di famiglia, come un malessere al quale ognuno reagirà a modo suo. Molti cercheranno una via di fuga nell’arte, declinata in varie forme, altri nella fede. È Nadia, moglie di Maurizio, il personaggio che trasmette ai Sartori la capacità di reagire, con la sua personalità ricchissima e positiva, introduce nella famiglia l’antidoto alla maledizione della colpa originaria che Maurizio ha determinato.”
E così tutto torna in equilibrio e diventa evidente l’importanza di chi c’è stato “Prima di noi”.