Per il quarto appuntamento con la rassegna sei dieci libri finalisti della sesta edizione del Premio Sila, Gianluca Veltri ha dialogato con l’autore di “Appunti di meccanica celeste”, Domenico Dara. Un groviglio di sentimenti, riflessioni, situazioni umane e, soprattutto, una introspezione psicologica e filosofica dei personaggi in ognuno dei quali ritroviamo per magia un po’ di noi stessi.
Domenico Dara (calabrese di Girifalco, dove è nato nel 1971) trasforma ogni oggetto per quanto banale, ogni angolo del paese, ogni fenomeno naturale in archetipo semplificatore di destini umani e leggi universali.
Girifalco e i suoi paesani diventano così un microscopio sull’umanità tutta, il pretesto per scrutare i più profondi e variegati sentimenti, dai più teneri ideali ai desideri più terreni. Un figlio che non arriva, un padre che non c’è mai stato, un amore rubato, qualcuno che ascolti una musica immaginaria eppure reale. I desideri degli uomini e delle donne di un paesino della Calabria disegnano altrettanti profili e raccontano altrettanti destini, segnati come le orbite dei corpi celesti, immutabili come le forme ellittiche che i pianeti tracciano intorno al sole. Allora perché il circo che arriva in paese, con la sua magica follia, la sua bellezza senza tempo, sembra deviare il corso delle cose? Perché sembra dare una sferzata all’immobile realtà di Girifalco, ai suoi abitanti, alle loro vite sempre uguali? Perché l’illusione dell’autodeterminazione è una convinzione che a nessuno può essere sottratta, che si tratti di un pazzo, una credulona, un edonista o un fatalista. E perché la vita infondo, a Girifalco come altrove, è tutto quello che ci succede mentre stiamo facendo progetti.