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Diego De Silva
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Diego De Silva presenta “I titoli di coda di una vita insieme”Featured

La libreria Ubik di via XXIV Maggio, a Cosenza, si prepara ad accogliere, venerdì 28 marzo, alle 18, la presentazione del libro “I titoli di coda di una vita insieme” di Diego De Silva. L’evento conferma il dinamismo del Premio Sila ’49, che con la sua Decina 2025 porta al centro del dibattito letterario le opere selezionate per la tredicesima edizione.

«Il Premio Sila continua nel suo percorso letterario, valorizzando autori che sanno scavare nell’animo umano con profondità e originalità», ha dichiarato l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione. La direttrice del Premio, Gemma Cestari, ha aggiunto: «Diego De Silva ha il dono di trasformare storie intime in universali, regalando al lettore riflessioni potenti attraverso una scrittura ironica e commovente».

L’incontro offrirà al pubblico l’opportunità di esplorare i temi del romanzo, edito da Einaudi, e di interagire con l’autore, approfondendo il suo percorso creativo. A dialogare con l’autore, la giornalista Concetta Guido. La cornice della libreria Ubik di via XXIV Maggio, a Cosenza, promette un’atmosfera coinvolgente, ideale per vivere un momento di confronto culturale.

Diego De Silva e “I titoli di coda di una vita insieme”

Scrittore tra i più amati del panorama nazionale, Diego De Silva torna con un romanzo che segna una pausa dal suo celebre personaggio, l’“avvocato d’insuccesso” Vincenzo Malinconico, per immergersi in una storia sulla fine di un amore. “I titoli di coda di una vita insieme” racconta la separazione di Fosco e Alice, due ex amanti che decidono di riscrivere la loro storia lontano dai freddi documenti legali, ritirandosi in una casa carica di ricordi. Attraverso un intreccio di dolore, ironia e nostalgia, De Silva esplora il complicato groviglio di sentimenti che accompagna ogni addio, restituendo voce alle speranze sepolte e alle ferite mai rimarginate.

Il libro conferma la capacità dell’autore di unire profondità emotiva e leggerezza narrativa, caratteristica che lo ha reso un punto di riferimento nella letteratura contemporanea.

La Decina 2025 e il Premio Sila ’49

Il Premio Sila ’49, giunto alla tredicesima edizione, si consolida come uno dei riconoscimenti letterari più prestigiosi in Italia. La Decina rappresenta il cuore del Premio: un ciclo di incontri dedicati alla presentazione dei libri finalisti, selezionati da una giuria di esperti. Ogni autore ha l’occasione di dialogare con il pubblico, offrendo spunti di riflessione e svelando il dietro le quinte delle proprie opere.

La presentazione di Diego De Silva è il secondo appuntamento di un percorso che animerà Cosenza nei prossimi mesi, coinvolgendo lettori, critici e addetti ai lavori in un vivace scambio culturale. Un evento imperdibile per tutti gli appassionati di lettura e cultura.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Diego De Silva, I titoli di coda di una vita insieme, Einaudi

Fosco e Alice si sono amati tanto. E tra poco, senza sapere bene perché, si diranno addio. In un vortice di avvocati, porte sbattute e recriminazioni, scelgono di raccontare la loro storia a modo loro: con ostinazione, dolore e una punta di ironia. Mentre i documenti legali riducono anni di vita insieme a clausole sterili, i due si ritirano in una casa amata, tra fantasmi del passato e ricordi traditi. Lì, cercano un “fuoco comune”: attraversano i rimpianti, estraggono dalle macerie ciò che ancora vive e affrontano la paura di guardarsi davvero.

Diego De Silva abbandona temporaneamente il suo Malinconico per regalarci un romanzo sulla fine dell’amore, dove le voci di Fosco e Alice si intrecciano in un dialogo straziante e autentico. «L’amore non è una storia, ma due»: per questo i protagonisti affidano agli avvocati parole che non riescono a dirsi, mentre lottano per dare dignità ai titoli di coda della loro relazione. Tra conflitti drammatici e passività, il romanzo illumina il paradosso di un legame che, anche morendo, conserva frammenti di bellezza.

 

Lodoli
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Successo per la presentazione del libro di Marco Lodoli, “Tanto poco”Featured

È stato un dialogo ricco di spunti e riflessioni, quello che ieri sera ha intrattenuto un pubblico molto numeroso alla libreria Mondadori di corso Mazzini, a Cosenza. L’evento è stato il battesimo per la Decina 2025 della tredicesima edizione del Premio Sila. Marco Lodoli ha presentato il suo “Tanto poco”, a moderare l’incontro, la professoressa Alba Battista, che ha guidato il pubblico in un viaggio attraverso le pagine del libro, definito da Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, «un piccolo miracoloso romanzo che in poco più di 90 pagine racconta una vita, 40 anni di passione ossessiva». Lodoli ha svelato l’origine dell’opera, nata durante il lockdown: «Un giorno – ha raccontato lo scrittore e giornalista – nella scuola vuota, entrò la bidella Antonietta con un caffè. In quel momento ho pensato: “Antonietta mi ha amato tutta la vita”. È stato lo spunto».

Il romanzo narra l’amore silenzioso di una bidella senza nome per un professore «precipitato nel tempo, tra illusioni, cadute e ambizioni artistiche smarrite». Lodoli ha sottolineato come la storia giochi «sul contatto tra tempo ed eternità, tra il fallimento esistenziale obbligatorio e la ricerca ostinata di un assoluto», citando l’immagine finale ispirata al Cristo di Mantegna, «metafora di un’umanità sospesa tra macerie e purezza».

L’autore e l’opera al centro dell’attenzione

Marco Lodoli ha condiviso il suo approccio alla scrittura, definendola «un’esperienza da vivere una volta sola, come un viaggio a Parigi o Gerusalemme, fatto con concentrazione spasmodica». Riferendosi alla tradizione rinascimentale, ha aggiunto: «Bisogna arrivare a una semplicità come quella della Pietà di Michelangelo: dietro c’è studio, filosofia, ma tutto si traduce in una storia essenziale».

Alba Battista ha richiamato l’architettura poetica del libro, evidenziando l’esergo di Petrarca («Solo a fine lettura ci si rende conto quanto quei due versi sintetizzino l’intera storia») e il tema della «rinuncia come atto di generosità», paragonando la protagonista al Bartleby, lo scrivano di Herman Melville: «Una scelta di purezza che dice “preferirei di no” al mondo».

Un primo importante appuntamento per il Premio Sila ’49

Gemma Cestari ha ribadito il ruolo del Premio nel panorama culturale italiano: «La letteratura deve aprire uno spiraglio verso l’ignoto – ha sottolineato la direttrice del Sila – non limitarsi a raccontare disagi. “Tanto poco” ci ricorda che l’arte nasce mentre la guardi, non è un semplice racconto». La Decina 2025 ha appena iniziato il suo rendez-vous. E a breve saranno annunciati i prossimi incontri: «Questo libro, come gli altri finalisti – ha chiosato Cestari – ci sfida a pensare oltre le storie convenzionali».

Un momento di arricchimento culturale

Il pubblico ha partecipato con domande acute, tra cui una sul valore delle recensioni negative con cui ci si imbatte online. Lodoli ha risposto con molta ironia: «Ho visto una recensione a una stella che criticava proprio ciò che amo del libro. A volte, anche le critiche rivelano coincidenze fortunate… o vecchi rancori!», scherzando sulla possibile presenza di “autentici” burloni nascosti tra i commenti sul web.

La serata si è chiusa con un omaggio alla poesia: Lodoli ha letto alcuni versi di Beppe Salvia, «genio scomparso troppo presto», e un applauso ha accompagnato la firma delle copie, simbolo di un legame vivo tra autore e lettori.

Tre domande a Marco Lodoli

Abbiamo voluto approfondire ulteriormente alcuni dei temi del libro con l’autore…

Il romanzo esplora temi di amore non corrisposto e di silenziose devozioni. Come è stato per lei entrare nella mente di un personaggio che vive nell’ombra dei propri sentimenti, e cosa spera che i lettori portino con sé dopo aver letto “Tanto poco”?

Sì, c’è un’idea di purezza, probabilmente un’idea di innocenza che in fondo è quello che noi cerchiamo attraverso l’arte, attraverso la letteratura, attraverso le esperienze più belle che ci capitano nella vita. Tutto il resto è un po’ l’esistenza che ci sporca, ci confonde, ci rende, ci delude. Però l’arte serve anche a presentarci dei personaggi un po’ estremi. Prima era stato citato Bartleby lo scrivano. Probabilmente siamo da quelle parti, non necessariamente simpaticissimi, ma che chiedono alla vita qualche cosa di più, a volte anche qualcosa di impossibile.

Nel suo libro, la scrittura sembra muoversi tra il minimalismo e una profonda introspezione. Come riesce a bilanciare questi due aspetti per creare un racconto che sia al tempo stesso evocativo e accessibile?

Per questo, forse, la mia frequentazione della poesia. Insomma, fin da ragazzo e anche adesso, leggo molta poesia. Le parole devono essere pregnanti, devono avere dentro una luce, un suono, un mistero. Non devono essere parole descrittive, devono essere parole che ci portano verso un’esperienza. Ecco quindi un’altra cosa per cui servono poche descrizioni, poche spiegazioni. Tutto accade, accade mentre uno lo legge.

Lei è un autore che ha sempre mostrato una grande attenzione per le dinamiche sociali e culturali del nostro tempo. In che modo “Tanto poco” riflette o dialoga con la società contemporanea?

C’è un fondo cristiano nella mia educazione di base per cui sono sempre stato vicino a quel mondo degli ultimi, ma non soltanto in quel modo caritatevole ma come se lì, in questi personaggi, possa accadere qualche cosa che non accade in un mondo invece più strutturato più borghese, più efficiente, più performante. Sono anime perse, più vicine alla verità, la nostra verità, perché siamo poi tutti un po’ delle anime perse tramite questi personaggi. E forse, a volte, qualcuno può arrivare a delle piccole illuminazioni.

Marco Lodoli
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Al via la Decina 2025 del Premio Sila Marco Lodoli presenta “Tanto poco”Featured

La libreria Mondadori di corso Mazzini, a Cosenza, si prepara ad accogliere, venerdì 21 marzo alle 18, la presentazione del libro “Tanto poco” di Marco Lodoli. L’evento segna l’avvio ufficiale del percorso che porterà all’assegnazione del Premio Sila ’49, giunto quest’anno alla tredicesima edizione. E si inserisce nella tradizionale rassegna della “Decina”, pensata per far conoscere al pubblico i dieci titoli finalisti selezionati dalla Giuria del Premio. A dialogare con Marco Lodoli, sarà la professoressa Alba Battista, pronta a esplorare i temi e le suggestioni dell’opera, in un confronto che promette di svelare le sfumature e la profondità del testo. L’incontro offrirà anche ai presenti l’occasione di interagire direttamente con l’autore, approfondendo il processo creativo e le ispirazioni che hanno dato vita al romanzo pubblicato da Einaudi.

Marco Lodoli e “Tanto poco”

Scrittore di riconosciuto talento nel panorama letterario italiano contemporaneo, Marco Lodoli presenta al pubblico cosentino “Tanto poco”, opera che si aggiunge alla sua già ricca produzione letteraria. Il libro, edito da Einaudi, è stato selezionato tra i dieci finalisti del Premio Sila ’49, confermando la qualità della scrittura dell’autore e la rilevanza dei temi trattati. L’ingresso all’evento è aperto a tutti gli appassionati di letteratura e cultura. L’atmosfera accogliente della libreria Mondadori, situata nel centralissimo corso Mazzini, farà da cornice a questo importante momento culturale e creerà un’opportunità di incontro e scambio per la comunità letteraria.

La Decina 2025 e il Premio Sila ’49

Il Premio Sila ’49, giunto alla sua tredicesima edizione, rappresenta uno dei riconoscimenti letterari più significativi del panorama nazionale. La “Decina” costituisce la fase finale del Premio, durante la quale vengono presentati al pubblico i dieci libri finalisti selezionati dalla Giuria. Ogni opera viene illustrata dal suo stesso autore in un evento dedicato, offrendo così la possibilità di approfondire i contenuti e conoscere gli scrittori in corsa per l’ambito riconoscimento.

La presentazione del libro di Marco Lodoli inaugura questo ciclo di incontri, segnando l’inizio di un percorso culturale che animerà la città di Cosenza nei prossimi mesi. Gli appassionati di letteratura avranno l’opportunità di scoprire le opere in competizione e di partecipare attivamente al dibattito culturale che caratterizza questa prestigiosa manifestazione letteraria.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Marco Lodoli, Tanto poco, Einaudi

L’amore da lontano, l’amore che non si sporca con la vita, l’amore puro, assoluto, incrollabile: il nuovo romanzo di Marco Lodoli racconta la passione silenziosa e implacabile di una bidella per un professore che non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue ambizioni artistiche, dall’illusione di essere diverso dagli altri, dalle sue piccole vanità. Matteo è un insegnante, ma anche uno scrittore: prometteva bene, poi però si è smarrito. E lei non ha mai cessato di amarlo, ma a che prezzo? Per difendere quella rosa bianca dal fango della vita ha dovuto essere inflessibile, feroce, spietata. Rinunciare a tutto. Marco Lodoli ci porta al centro di un sentimento travolgente che è rincorsa e fuga, smania e tensione verticale, sogno che niente e nessuno deve interrompere: una finzione folle, e proprio per questo più forte di ogni realtà. Una bidella e un professore, due esistenze parallele che forse non s’incroceranno mai, o forse si toccheranno per una notte soltanto, in un abbraccio che profuma d’amore e gratitudine, d’illusione e di oblio. «Tanto poco» basta per essere felici, bisogna solo respingere il mondo e consegnarsi a un’ossessione assurda e bellissima.

Marco Lodoli

Scrittore, giornalista e insegnante italiano, è nato a Roma il 22 ottobre 1956. La sua opera letteraria è caratterizzata da uno stile narrativo che esplora la realtà urbana e le dinamiche sociali con uno sguardo attento e sensibile. I suoi romanzi e racconti spesso si concentrano sui temi del viaggio, della morte e del rapporto tra l’individuo e l’altro, con particolare attenzione alle figure emarginate e ai “diversi”. Lodoli è anche noto per il suo impegno nell’ambito dell’istruzione, avendo lavorato come insegnante di lettere in un istituto professionale. Questa esperienza ha influenzato la sua scrittura, portandolo a riflettere sul ruolo della scuola e sull’importanza dell’educazione. Tra le opere più conosciute: “Snack Bar Budapest” (1987), “Cani e lupi” (1996), vincitore del Premio Palazzo al Bosco, “Il vento” (1997), vincitore del Premio Grinzane Cavour, “Isole. Guida vagabonda di Roma”, “Il preside” (2020). Oltre alla narrativa, Lodoli ha scritto anche saggi e articoli di giornale, collaborando con diverse testate.

Decina 2025
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Premio Sila ’49: annunciata la Decina 2025Featured

Cosenza si conferma ancora una volta crocevia di cultura e letteratura con il Premio Sila ’49, uno dei riconoscimenti più prestigiosi del panorama editoriale italiano. Questa mattina, nella sede della Fondazione Premio Sila, nel cuore del centro storico della città, è stata annunciata la Decina 2025 ovvero i dieci libri finalisti della tredicesima edizione.

Ad accogliere un pubblico composto da giornalisti, appassionati di lettura e rappresentanti del mondo culturale locale e nazionale sono stati il presidente della Fondazione, Enzo Paolini, la direttrice del Premio, Gemma Cestari, e i giurati Valerio Magrelli, Emanuele Trevi e Nicola Lagioia (quest’ultimi collegati via web).

I dieci titoli finalisti

decina 2025La rosa dei dieci libri scelti include opere di grande spessore narrativo e saggistico che rappresentano un viaggio attraverso storie, idee e riflessioni sull’Italia contemporanea: Nicoletta Verna, “I giorni di vetro” (Einaudi); Sandro Veronesi, “Settembre nero” (La nave di Teseo); Emanuela Anechoum, “Tangerinn” (Ediz. E/O); Diego De Silva, “I titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi); Pierpaolo Di Mino, “Lo splendore” (Laurana); Andrea Piva, “La ragazza eterna” (Bompiani); Linda Ferri, “Il nostro regno” (Feltrinelli); Marco Lodoli, “Tanto poco” (Einaudi); Giulia Corsalini, “La condizione della memoria” (Guanda) e Marco Ferrante, “Ritorno in Puglia” (Bompiani).

Un lavoro complesso per una selezione prestigiosa

Durante la conferenza stampa, il presidente Enzo Paolini ha sottolineato il valore culturale e simbolico del Premio Sila e si è detto molto soddisfatto della presentazione. «Oggi è stata una magnifica occasione perché Valerio Magrelli, Nicola Lagioia ed Emanuele Trevi hanno presentato i dieci libri selezionati per questa edizione. Hanno ingolosito tutti quanti gli ascoltatori e i lettori, me per primo. A leggere questi straordinari affreschi di romanzi che abbracciano tanti aspetti della nostra vita quotidiana e della nostra storia».

La direttrice Gemma Cestari ha evidenziato la difficoltà del lavoro svolto dalla giuria e la varietà della Decina 2025: «Siamo molto soddisfatti della decina selezionata. È una rosa che tiene insieme tante voci interessanti dell’Italia contemporanea. Dieci libri straordinari che arrivano dopo un lavoro intenso e approfondito da parte dei giurati. Abbiamo autori esordienti e autori consolidati: grande letteratura ma con una varietà che quest’anno è proprio evidente».

Valerio Magrelli ha aggiunto che “la selezione è stata un percorso affascinante ma complesso”, mentre Emanuele Trevi ha parlato di “un’edizione che si distingue per la ricchezza delle proposte letterarie”. Nicola Lagioia ha infine definito il Premio Sila come “un’occasione importante per riflettere sulla letteratura italiana in dialogo con i grandi temi sociali ed esistenziali”.

Il valore storico e culturale del Premio Sila ’49

Nato nel 1949 come uno dei primi premi letterari italiani dedicati alla narrativa e alla saggistica impegnata socialmente e politicamente, il Premio Sila è tornato a nuova vita dal 2010 grazie al lavoro appassionato della Fondazione Premio Sila. Oggi rappresenta non solo un riconoscimento per gli autori ma anche un momento di incontro tra lettori e scrittori in una città come Cosenza che si propone come capitale culturale del Sud Italia.

La scelta dei dieci finalisti è stata resa ancor più significativa dal contesto storico in cui il Premio opera: quello di un’Italia che cerca nella cultura risposte alle sfide contemporanee. I libri selezionati spaziano tra generi diversi ma condividono l’intento di interrogare la realtà con profondità e originalità.

Prossimi appuntamenti

Con l’annuncio dei dieci finalisti si apre ora una fase cruciale del Premio: nei prossimi mesi, gli autori presenteranno le loro opere al pubblico attraverso una serie di incontri organizzati dalla Fondazione. Successivamente sarà compito della giuria ridurre la rosa a cinque titoli. Da questa ulteriore selezione emergerà il vincitore finale che sarà premiato durante una manifestazione pubblica destinata a coinvolgere l’intera città.

Il Premio Sila ’49 si conferma così non solo un riconoscimento letterario ma anche un’occasione per promuovere il dialogo culturale e rafforzare il legame tra letteratura e società civile. Come ha concluso Enzo Paolini: “Leggere questi libri significa riflettere su chi siamo oggi e su chi vogliamo essere domani”.

Le opere della Decina 2025

La selezione del Premio Sila ’49 offre uno spaccato variegato della letteratura italiana, dove ogni autore traccia un percorso unico. Ne hanno ripercorso i tratti distintivi i tre giurati presenti alla conferenza stampa. In “I giorni di vetro” (Einaudi), Nicoletta Verna cattura l’attenzione con “una scrittura avvincente, capace di tenere il lettore incollato alla pagina”, come sottolinea Nicola Lagioia. Sandro Veronesi, in “Settembre nero” (La nave di Teseo), crea un’opera che Valerio Magrelli definisce “un libro intarsiato con cura e amore, ma coronato da una tragica esplosione”.

Il viaggio prosegue con “Tangerinn” (Ediz. E/O) di Emanuela Anechoum, dove Emanuele Trevi riconosce “un archetipo narrativo classico – il ritorno alle radici – ma lo fa con una tale freschezza e originalità”. Diego De Silva, in “Titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi), esplora la separazione e le realtà divergenti, come evidenziato da Trevi.

“Lo splendore” (Laurana) di Pierpaolo Di Mino si distingue per “un linguaggio che si distacca dalle mode del momento”, secondo Trevi, mentre “La ragazza eterna” (Bompiani) di Andrea Piva, per Lagioia, “evoca temi universali come Eros e Thanatos”. Due narrazioni che esplorano la realtà da prospettive diverse.

Linda Ferri, con “Il nostro regno” (Feltrinelli), crea “un’opera di alta letteratura”, dove “la reciprocità tra i personaggi ha un’energia narrativa potente”, come afferma Trevi. Marco Lodoli, in “Tanto poco” (Einaudi), offre un romanzo che Magrelli descrive come “un romanzo che si muove su un fondo costante di sofferenza e pietà cristiana”.

Infine, Giulia Corsalini, con “La condizione della memoria” (Guanda), tesse “un continuo travaso tra presente e passato”, secondo Magrelli, mentre Marco Ferrante, in “Ritorno in Puglia” (Bompiani), racconta “una saga familiare avvincente”, con “le contraddizioni tipiche di una famiglia borghese”, come sottolinea Lagioia.

Decina 2025
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Decina 2025. L’11 marzo conosceremo i libri e i loro autoriFeatured

In un’epoca in cui il dibattito culturale assume dimensioni sempre più globali, il Premio Sila ’49 continua a rappresentare un punto di eccellenza e di rinnovamento. La Fondazione Premio Sila, promotrice del primo riconoscimento letterario nato nel Mezzogiorno, organizza la conferenza stampa di presentazione della Decina 2025 per martedì 11 marzo alle ore 12 presso la sede della Fondazione, nel cuore del centro storico di Cosenza. Così, anche quest’anno, potremo finalmente conoscere autori e titoli che si contenderanno il prestigioso Premio.

Trasmesso anche in diretta, sulla pagina Facebook del Premio Sila ’49, l’evento vede la partecipazione del presidente Enzo Paolini e della direttrice Gemma Cestari, a confermare la profonda attenzione verso la qualità e la rilevanza delle opere in gara. In collegamento web, ci saranno anche i giurati Valerio Magrelli, Emanuele Trevi e Nicola Lagioia per raccontare del loro prezioso contributo al processo di selezione e scelta dei dieci libri.

La conferenza stampa di martedì prossimo segna l’inizio di una serie di incontri che, attraverso il confronto diretto con gli autori, daranno luce alle opere in competizione e formeranno la rosa dei cinque finalisti, preludio alla tanto attesa premiazione finale che coinvolgerà l’intera città di Cosenza.

La missione della Fondazione Premio Sila ’49, che dal 2010 si impegna a promuovere il dialogo culturale e a rinnovare la tradizione del Premio, si riafferma in questo appuntamento come un momento imprescindibile per l’economia letteraria e la valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno e dell’Italia.

RITANNA ARMENI
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Ritanna Armeni presenta “A Roma non ci sono le montagne”Featured

Venerdì 28 febbraio, alle 18, la Libreria Feltrinelli di Cosenza diventerà il palcoscenico di un evento culturale di grande rilievo. La Fondazione Premio Sila ospiterà la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni per la presentazione del suo ultimo libro, “A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà”, pubblicato nella prestigiosa Collana Scrittori di Ponte alle Grazie. Ad accompagnare l’autrice in un dialogo ricco di spunti e riflessioni saranno l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, e Gemma Cestari, direttrice del Premio.

Via Rasella, una strada apparentemente come tante altre nel cuore di Roma, è diventata il simbolo di una delle pagine più drammatiche e significative della Resistenza italiana. Ritanna Armeni, con la sua prosa lucida e appassionata, ci conduce in un racconto che intreccia Storia e storie personali, restituendo al lettore non solo i fatti ma anche le emozioni, i dilemmi morali e le scelte che hanno segnato quel momento cruciale.

Il libro si apre su una scena quotidiana che si trasforma in un evento epocale: uno spazzino gioviale con il suo carretto; una giovane donna, semplice ma elegante, con la borsa della spesa; un uomo assorto con una cartella di pelle; una compagnia di soldati nazisti che marcia cantando per le strade della città eterna. Sono istanti sospesi nel tempo, in cui la normalità si infrange contro il peso della Storia. Attraverso queste immagini vivide e dettagliate, Armeni racconta l’attentato dei Gruppi di Azione Patriottica (Gap), giovani uomini e donne che scelsero di opporsi all’occupazione nazista con coraggio e determinazione.

La serata alla Feltrinelli non sarà solo un’occasione per presentare il libro ma anche un momento di riflessione condivisa. Ritanna Armeni dialogherà con Enzo Paolini e Gemma Cestari per approfondire i temi centrali del romanzo: la lotta per la libertà, il valore della memoria storica e l’importanza delle scelte individuali nei momenti più bui della nostra storia. Saranno esplorati i retroscena della narrazione e le emozioni che hanno guidato l’autrice nella ricostruzione di questa vicenda dolorosa e controversa.

LA SCHEDA DEL LIBRO

Ritanna Armeni, A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà, Collana Scrittori – Ponte alle Grazie

Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando. Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia.

E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua. In quel breve – e infinito – pomeriggio di primavera, dove passato e presente si intrecciano, c’è chi si prepara e chi viene sorpreso, chi muore e chi sopravvive, chi scappa e chi ritorna. E c’è anche chi, sui corpi dei 33 tedeschi uccisi, firma la condanna a morte di 335 italiani. Ritanna Armeni, con l’intelligenza di chi vuole comprendere, e ricordare, conduce i lettori in via Rasella e mette in scena uno degli episodi più emblematici della Resistenza romana.

Ritanna Armeni

Giornalista e scrittrice, ha lavorato a Rinascita, il Manifesto, l’Unità, Liberazione. Capo ufficio stampa di Fausto Bertinotti, è stata per quattro anni conduttrice di Otto e mezzo insieme a Giuliano Ferrara. Ha pubblicato “Di questo amore non si deve sapere” (2015), vincitore del Premio Comisso;“Una donna può tutto” (2018); “Mara. Una donna del Novecento” (2020), vincitore del Premio Minerva; “Per strada è la felicità” (2021); “Il secondo piano” (2023), tutti usciti per Ponte alle Grazie.

Piero Marrazzo
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Piero Marrazzo e il suo “Una storia senza eroi”Featured

Primo appuntamento della Fondazione Premio Sila di quest’anno, che ci accompagna verso l’annuncio della Decina 2025, ovvero i 10 libri che si contenderanno il prestigioso Premio Sila. La Giuria è già al lavoro per selezionare i finalisti, ma nel frattempo, mercoledì 12 febbraio alle 18.30, la sede della Fondazione a Cosenza, in via Salita Liceo 14, ospiterà la presentazione di “Una storia senza eroi” di Piero Marrazzo, edito da Marsilio per la Collana Specchi. Il giornalista, scrittore e politico converserà con l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, che guiderà un dialogo intenso sui temi e le esperienze narrate nel libro.

Pubblicato di recente, “Una storia senza eroi” è un viaggio intimo e politico, un intreccio tra vicende personali e pagine importanti della storia italiana. Da via Gradoli, luogo simbolo di segreti e misteri della politica italiana, agli Stati Uniti, il libro ripercorre la caduta e il riscatto di un uomo, mettendo in luce il peso della memoria familiare e il legame inscindibile tra esperienza privata e collettiva. Piero Marrazzo racconta una vicenda che si snoda tra scandali, potere e identità, intrecciando il proprio percorso con quello della madre Gina e del padre Joe, giornalista integerrimo, fino a riscoprire un passato fatto di diritti negati, rapporti con la mafia e segreti inconfessabili.

La presentazione del libro di Marrazzo si inserisce nel solco della missione della Fondazione Premio Sila ’49, che dal 2010 si impegna a promuovere il dibattito culturale e a rinnovare la tradizione del Premio Sila, il primo riconoscimento letterario nato nel Mezzogiorno, ponendosi come luogo di incontro e confronto su temi di grande attualità nel campo della letteratura e dell’economia.

Jonathan Coe
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Jonathan Coe ospite del Premio Sila a CosenzaFeatured

La prova della mia innocenzaJonathan Coe, autore britannico acclamato a livello mondiale, sarà a Cosenza ospite della Fondazione Premio Sila.  L’imperdibile appuntamento è fissato per venerdì 15 novembre, alle 18, nelle sale cinquecentesche di Palazzo Arnone, sede della Galleria nazionale di Cosenza.  

L’autore ha inserito il capoluogo bruzio tra le quattro tappe italiane (Roma, Cosenza, Cuneo e Milano) in cui presenterà “La prova della mia innocenza”, il suo ultimo romanzo che si potrà trovare nelle librerie dal prossimo 5 novembre, nella traduzione italiana. A dialogare con lui, Marco Vigevani, uno dei maggiori agenti letterari italiani.

Jonathan Coe è un ospite davvero illustre, di livello internazionale, e la sua presenza a Cosenza suona come l’ennesimo riconoscimento della comunità letteraria nei confronti del prestigioso Premio Sila.

«Far prevalere il dialogo sul conflitto. È questo l’impegno del nostro tempo – ha dichiarato il presidente Enzo Paolini –. E il nostro contributo come Premio Sila è la concreta proposta e la realizzazione di scambi e di connessioni con culture diverse e sensibilità distanti. Per invertire quella tendenza che man mano ci rende sempre più insensibili rispetto a veri e propri orrori che si perpetrano nel mondo. Il Premio Sila è nato nel ‘49 ed è rinato nel 2011 esattamente con questa forte motivazione. Ha fatto la sua parte nel dopoguerra e la sta facendo adesso nell’epoca delle guerre, delle deportazioni e dei respingimenti. Jonathan Coe, con il suo patrimonio narrativo, è uno straordinario strumento di comunicazione, tra mondi e persone. Tutta la letteratura è un affaccio sulla vita, sulle speranze e sui diritti di ciascuno di noi».

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Jonathan Coe, La prova della mia innocenza, Giangiacomo Feltrinelli editore

Phyl è una giovane laureata in lettere, tornata a vivere dai genitori, frustrata dagli orizzonti ristretti della vita di provincia inglese e da un orrido lavoro in un ristorante giapponese all’aeroporto di Heathrow. Oltretutto i suoi progetti di diventare una scrittrice non stanno andando da nessuna parte. Almeno fino a quando non si presenta a casa un amico di vecchia data della madre, Christopher Swann con la figlia adottiva Rashida, della quale Phyl diventerà grande amica. Chris racconta che sta indagando su un oscuro think tank, il Processus Group, fondato a Cambridge negli anni Ottanta e costituito da un gruppo di fanatici che vuole spingere il governo sempre più a destra. L’immaginazione di Phyl si accende e la ragazza inizia a scrivere quello che sembra un tipico giallo anglosassone. Intanto, mentre la Gran Bretagna si ritrova sotto la guida di Liz Truss, che durerà solo sette settimane, Chris porta avanti la sua inchiesta e si reca nel cuore del Paese, nelle Cotswolds, dove si tiene un convegno utile alla sua ricerca. Quando Phyl viene a sapere di una morte misteriosa, di colpo vede la vita reale confondersi con il romanzo che sta tentando di scrivere. Ma la soluzione si trova veramente nella politica contemporanea o in un vecchio enigma letterario? Con un linguaggio complice e arguto, mescolando vicende private alla storia recente dell’Inghilterra, Jonathan Coe ci regala un romanzo complesso, ironico, coinvolgente ed estremamente attuale.

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JONATHAN COE

È nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, e vive a Londra. Ha scritto due biografie (di Humphrey Bogart e James Stewart) e con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1995), La casa del sonno (1998), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013), Disaccordi imperfetti (2015), Numero undici. Storie che testimoniano la follia (2016), Middle England (2018) e Bournville (2022).

Emmanuele Bianco
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Gli autori e i loro libri. Emmanuele Bianco ha presentato “La lupa”Featured

Sabato scorso, nella sede della Fondazione Premio Sila, è iniziata con un suggestivo amarcord, la presentazione del romanzo “La Lupa”. Emmanuele Bianco, l’autore di origini calabresi, “fu il primo scrittore che accogliemmo con Enzo Paolini – ha ricordato la direttrice del Premio Sila ’49, Gemma Cestariquando la Fondazione era soltanto un atto da un notaio. Cioè non avevamo ancora iniziato le nostre attività…”.

Così, si è consumato il gradito ritorno di Bianco. L’occasione è stata quella della sua ultima fatica letteraria. Tra le pagine del libro, una storia ambientata in Calabria, in un piccolo borgo immaginario, Lupastretta, con protagonista Maria Rosa, una giovane donna: mamma, senza marito, imprenditrice.

Quello che mi è piaciuto moltissimo nel romanzo di Emanuele – ha affermato la Cestari – è che lui racconta una storia di indipendenza e di libertà. E lo ambienta nel luogo in cui, mi diceva, esserci una radice reale, che è quella di sua nonna. In un luogo dell’arretratezza. Matrice comune – e realistica – a tanti racconti sulla nostra terra”.

Le vicende si muovono in un arco temporale che va dal 1942 al 1959, ovvero dal pieno della Seconda Guerra Mondiale alla soglia degli anni Sessanta, quelli in cui tutto ciò che si era seminato durante il Dopoguerra inizia a germogliare, a offrire i suoi frutti. In questo scenario, apre le danze il parto di Maria Rosa che è come uno start della sua vita in qualche modo controcorrente, in un ambiente poco predisposto già di per sé a condotte fuori binario. E lei si fa imprenditrice, sfrutta la sua alfabetizzazione, si fa avanti tra podestà e paesani perché, come ha sottolineato Bianco, “la scelta più difficile è sempre quella di fare ciò che ci si sente di fare. Quella, è la più difficile. Che essa sia restare, andare, fare una cosa o non farla. Arduo e faticoso è fare quello che ci si sente. Infatti, molto spesso si finisce per non farlo”.

La presentazione si è chiusa con la lettura di un brano da parte di Emmanuele Bianco.

Tre domande a Emmanuele Bianco

Abbiamo chiesto all’autore di parlarci della forza del suo personaggio, del suo rapporto speciale con il figlio e del perché abbia ambientato la sua storia proprio in un paesino calabrese

Com’è nata l’idea dell’ambientazione in un piccolo borgo calabrese e come hai costruito il tessuto sociale che gira intorno alla storia?

L’idea è nata perché lo conosco molto bene e anche la costruzione è partita da una conoscenza piuttosto approfondita. Perché il paese del romanzo è un po’ il paese che io ho frequentato da giugno a settembre, per tutta la mia vita, ovvero Bianchi, qui vicino, a pochi chilometri da Cosenza. E il motivo per cui ho deciso di ambientare questo libro lì è perché sentivo che a parte essere un luogo magico come tutti i luoghi che frequenti nell’infanzia/adolescenza, era funzionale alla storia che volevo raccontare, di questa donna che viveva in quel paese e in quegli anni. Ecco, i motivi principali sono questi.

Da dove arriva la forza di Maria Rosa? Una donna, una mamma, una senza marito, in una terra difficile…

Bella domanda. Da dove arriva? Non lo so. Forse uno ci nasce. Immagino sempre che ci sia un gallone di energia, di forza vitale per la quale esistono persone che a una stessa sollecitazione reagiscono in modo diverso. Persone che hanno un talento naturale per prendere sempre un’altra strada, che non è la più semplice. E quindi da dove arriva non te lo saprei dire. Credo sia un dono e che Maria Rosa l’abbia sfruttato fino in fondo.

Spesso, il genitore forte, volitivo e determinato, si ritrova morbido con la prole, oppure talmente severo e austero da rovinare il rapporto. Non sembra andare così tra Maria Rosa e Agostino…

No, non sembra andare così. Di Maria Rosa viene fuori lo spirito di indipendenza, l’autodeterminazione, il fatto di essere un po’ un personaggio fuori dal proprio tempo, per ovvie ragioni. Ma non entra in contrasto con tutto e tutti. Forse, il fatto di sfogare tutta la sua rigorosità, quella sua determinazione per affermarsi in una cosa che non sia l’educazione del figlio, lascia spazio a degli aspetti di tenerezza e di dolcezza che invece riversa esclusivamente nei confronti di Agostino e, magari, non con i paesani, ad esempio, non sul lavoro. Riesce molto bene a fare una netta distinzione tra ciò che è un ambiente domestico amorevole e uno esclusivamente personale e professionale

 

 

 

Emmanuele Bianco
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Emmanuele Bianco presenta “La Lupa”Featured

È una sorta di viaggio emozionale tra le pagine. E si intraprende ogni volta che ascoltiamo un autore parlarci del suo libro. Succederà ancora. Ed è un appuntamento da non perdere! Sabato 5 ottobre, alle 18, nella sede della Fondazione Premio Sila, nella suggestiva via Salita Liceo, in pieno centro storico di Cosenza. Emmanuele Bianco presenta il suo romanzo, “La Lupa”, edito da Mondadori. A dialogare con l’autore, la direttrice del Premio Sila ’49, Gemma Cestari. Insieme, accompagneranno il pubblico a conoscere la protagonista indiscussa del libro, Maria Rosa, giovane ragazza calabrese, dallo spirito indipendente. Donna e mamma, senza marito, ma con un’enorme determinazione e con una spiccata vis imprenditoriale che l’aiuta a campare e, specialmente, a costruire un’esistenza più che dignitosa per lei e per il figlio Agostino. A Lupastretta, piccolo borgo calabrese, in uno spaccato storico di grandi eventi e di epocali cambiamenti sociali ed economici del nostro Belpaese.

LA SCHEDA DEL LIBRO

Emmanuele Bianco, La Lupa, Mondadori

Nel 1942, la determinata e indipendente Maria Rosa partorisce il primo figlio Agostino. Nel borgo calabrese di Lupastretta, nessuno sa chi sia il padre. La donna si guadagna da vivere gestendo un forno in concorrenza con quello del podestà fascista don Felice. Il dopoguerra vede Maria Rosa arricchirsi e pensare a un futuro di imprenditrice: acquista un terreno e va ad abitare nella casa del fratello emigrato in America. Agostino impara a guardare il mondo, a riconoscerlo grande e segreto. Con i piccoli amici esplora le ambiguità e gli incanti di una società sospesa fra gli abissi di esistenze arcaiche e l’irruenza del tempo. Ad alimentare il mistero, Maria Rosa è di nuovo madre senza mariti. Don Felice, passato tra le fila dei democristiani, si dispone a guidare il paese. C’è come un incendio che consuma immaginazioni, desideri. Maria Rosa si leva in tutta la sua ferinità a dominare scene e destini. Agostino sente in sé la magia e la forza della madre, ai confini di tutto l’accadere e di tutte le sfide che segnano le incerte sorti di Lupastretta.

Emmanuele Bianco evoca vicende che sfociano con larghezza di toni e furore narrativo in un disegno da grande saga famigliare, dove il lettore è chiamato ad abitare, e a bruciare emozioni.

 EMMANUELE BIANCO

Nato a Milano nel 1983, si trasferisce a Roma, dove lavora come aiuto regista. Ha frequentato la Scuola Holden e ha pubblicato “Tiratori scelti” (Fandango, 2010), “E quel poco d’amore che c’è” (Fandango, 2013) e “La pura carne” (Baldini+Castoldi, 2017).

 

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