La storia

Nel 1949 veniva istituito il Premio Sila, per rispondere alla necessità di ricostruzione culturale, di rinascita materiale e intellettuale di una Italia e di una Calabria uscite dalla guerra e dal ventennio fascista. Nel maggio del 2010, nella città di Cosenza, per iniziativa di Banca Carime nella persona del suo Presidente Andrea Pisani Massamormile, dell’Arcivescovo di Cosenza Mons. Salvatore Nunnari e dell’Avvocato Enzo Paolini, è stata costituita la Fondazione Premio Sila allo scopo di avviare una nuova fase del prestigioso premio che vide le sue ultime edizioni negli anni novanta. Leggi di più
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Remo Rapino a Settembre Rendese per il Premio Sila ’49: “Liborio non è esistito, ma tutto quello che gli accade è accaduto realmente.”

Il “Liborio tour”, come lo stesso autore ormai chiama il suo giro attraverso l’Italia per parlare del libro vincitore del Campiello 2020, fa tappa a Rende. “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito da Minimum Fax, è infatti uno dei dieci libri della decina 2020 del Premio Sila ’49. “Rapino narra della vita e della morte di Liborio – osserva Gemma Cestari – ma i miracoli li stiamo vedendo adesso, con un successo che forse nemmeno l’autore si aspettava”.

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Primo evento in collaborazione con Settembre Rendese: presentato Febbre di Jonathan Bazzi. Gemma Cestari: “Nessuno prima aveva fatto letteratura parlando dell’enorme questione delle periferie italiane”. Lo scrittore: “Ho sempre voluto raccontare i miei luoghi, il tema della malattia è arrivato dopo”.

Ci sono i giovani ad ascoltare Bazzi, com’è giusto che sia. C’è la “sua” generazione, quella dei social, delle chat, la generazione dei “nativi sentimentali digitali”. Lo stesso autore osserva che il suo libro è “figlio dei tempi, dei nuovi mezzi di comunicazione, dei social network che aprono gli orizzonti e aiutano ad addentrarsi nella verità, che è sicuramente uno dei nervi di Febbre”. “Le nuove piazze virtuali sono come polis molto grandi e complesse, dove abbiamo la possibilità di portare i nostri problemi. I nuovi modi di comunicare hanno creato nuovi linguaggi, modi di parlare e rappresentarsi che esistono al di là e al di fuori del mezzo e sono ormai radicati nelle persone”. “Eppure – ha chiosato l’autore – i giovani sono completamente privi di rappresentanza politica, sono invisibili. E sono inesistenti le politiche a favore dei giovani e dell’ambiente, in pratica del futuro. Questo è tragico.”

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“Prima di noi”, un’epopea familiare che si snoda lungo un secolo. L’autore: “Chiedo fiducia al lettore per 900 pagine, ho lavorato tanto per meritarmela”. Gemma Cestari: “Nell’era dell’autofiction, Fontana rivendica la scrittura come ricerca e finzione”.

Studio e accuratezza, cura dei dettagli (“Ho contattato la società filologica friuliana per sapere come si parlava negli anni ’30 in una specifica zona di quella regione”) per rendere un romanzo di 900 pagine, che racconta la storia di una famiglia attraverso quattro generazioni, totalmente credibile. Un lavoro monumentale, quello che Giorgio Fontana, classe 1981, ha portato avanti per anni e il cui risultato è “un’opera di grande respiro e ambizione, egregiamente congegnata e scenograficamente accurata. – ha detto Gemma Cestari, introducendo l’incontro – Fontana ci porta in luoghi e tempi diversissimi, con una serie di quadri vividi, cinematografici e una precisione di dettaglio che svelano un grande lavoro di costruzione storica”.

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Presentato “Configurazione Tundra”, della cosentina Elena Giorgiana Mirabelli. Gemma Cestari: “Un romanzo stupefacente, onirico e visionario. Merita tutta l’attenzione che sta ricevendo.”

Secondo incontro per i libri finalisti della nona edizione del Premio Sila ’49, ieri sera, ancora una volta nel centro storico di Cosenza (Piazza dei Follari), questa volta con Elena Giorgiana Mirabelli, giovane cosentina autrice del sorprendente “Configurazione Tundra”.

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Primo incontro con gli scrittori per la nona edizione, apre il sociologo Paolo Jedlowski con Intanto: “Mi piace la libertà che concede la letteratura”.

Parte con un incontro sentito e vivace la serie di presentazioni della decina 2020 della nona edizione del Premio Sila ’49; parte con Paolo Jedlowski, sociologo, milanese di nascita, calabrese di adozione e (svela lui stesso) grande avversatore dei luoghi comuni sul Sud che ormai considera una seconda casa “tanto i luoghi non sono gelosi e io posso continuare ad amare Milano e nello stesso tempo Cosenza, la Calabria”.

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Nona edizione: ecco i dieci titoli finalisti. Emanuele Trevi: “Un’annata ricchissima”. E Paolini annuncia l’artista che realizzerà il manifesto 2020: “Il maestro Fabio Inverni ci regalerà un’opera straordinaria”.

Ci sono i dieci titoli finalisti della nona edizione del Premio Sila ’49, quella del 2020, l’anno della pandemia, che però non ha fermato l’attività della direzione e della Giuria di uno dei premi letterari più antichi d’Italia.

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