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Decina 2025

Linda Ferri
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Linda Ferri svela “Il nostro regno”Featured

La libreria Ubik di Cosenza si prepara ad accogliere un nuovo capitolo della Decina 2025, il ciclo di incontri che presenta i finalisti della tredicesima edizione del Premio Sila ’49. Mercoledì 9 aprile, alla 18, la libreria Ubik ospiterà Linda Ferri, autrice del romanzo “Il nostro regno” (catalogo Gramma di Feltrinelli). Attraverso una narrazione delicata e nitida, la scrittrice ricostruisce le vicende di una famiglia che attraversa il Novecento, mescolando emigrazione, legami indissolubili e il peso silenzioso della Storia collettiva. A dialogare con l’autrice, Eva Catizone, in un confronto che promette di scavare nel cuore di un’opera letteraria già definita “indimenticabile”.

 Un atto di resistenza culturale

«Il Premio Sila riconosce e celebra autori che sanno donare voce alle storie sommesse, quelle che rischiano di perdersi nel rumore del tempo», ha dichiarato l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila. «Linda Ferri incarna questa missione: con grazia e profondità, trasforma il personale in universale, regalando al lettore un viaggio nella memoria che è anche un atto di resistenza culturale». Gemma Cestari, direttrice del Premio, ha aggiunto: «Con “Il nostro regno”, Linda Ferri dimostra come la letteratura possa essere un ponte tra generazioni. La sua scrittura, precisa eppure carica di poesia, ci restituisce un mondo perduto con tale intensità da renderlo vivo e urgente. È un romanzo che non commuove soltanto, ma educa lo sguardo a riconoscere la bellezza nelle pieghe del quotidiano».

 

 Linda Ferri e “Il nostro regno”

Autrice di rara eleganza narrativa, Linda Ferri torna con un romanzo che irrompe nel panorama letterario con la forza di un’eredità ritrovata. “Il nostro regno” racconta la storia di una famiglia attraverso decenni di emigrazione, amori difficili e legami che sfidano il tempo. Dalla figura memorabile della madre ai nonni partiti per gli Stati Uniti, fino ai fratelli e agli amori “sulla soglia della Storia”, Ferri tesse un racconto in cui il privato si fa specchio di un’epoca.

Come scriveva James Joyce, «la vita ti chiama a voce alta»: ed è questa chiamata a spingere l’autrice a trasformare ricordi personali in un’opera che appartiene a tutti. Con una lingua precisa e lieve, il romanzo cattura il tepore di un mondo perduto, restituendolo attraverso dettagli vividi e una poesia discreta. Non è solo la cronaca di una famiglia, ma il ritratto di un secolo intero, tra drammi e ironia, impegno e leggerezza. Un libro che, pur radicato nel passato, parla al presente con una voce unica, trasformando l’autrice in una compagna di viaggio per il lettore.

De Silva
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Diego De Silva incanta il pubblico del SilaFeatured

L’aria che si respirava ieri alla Ubik di Cosenza era quella che solo una libreria sa regalare: un luogo dove storie e pensieri trovano casa, pronti a essere scoperti, condivisi, vissuti. Tra gli scaffali perfettamente ordinati e carichi di promesse letterarie, il numerosissimo pubblico si è lasciato trasportare nella magia della presentazione di “I titoli di coda di una vita insieme“, il nuovo libro di Diego De Silva. Un incontro che ha visto dialogare lo stesso De Silva con la giornalista Concetta Guido e la direttrice del Sila, Gemma Cestari, e che ha saputo regalare emozioni profonde, grazie all’intenso coinvolgimento dei partecipanti. Una bella conferma, ancora una volta, della vitalità del Premio Sila, giunto alla sua tredicesima edizione.

Un dialogo tra letteratura ed emozione

L’incontro si è aperto con il contributo di Gemma Cestari, direttrice del Premio, che ha offerto una lettura appassionata dell’opera di De Silva, citando un celebre passaggio di “Il giovane Holden” di J.D. Salinger: «Vorrei iniziare con una cosa che gli devo. “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando hai finito di leggere tutto quel che segue, vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Avete riconosciuto tutti la celeberrima frase di Holden Caulfield, ed è esattamente quello che ho pensato nel mio primo impatto meraviglioso con il primo libro di Malinconico – ha esclamato Cestari –. Ho proprio pensato: ma questo perché mi sta dicendo delle cose che riguardano la mia vita? E io non sono un avvocato, però aveva quella stessa ricerca di assoluto, quello stesso tratto di innocenza, di ricerca di purezza, da farmi pensare immediatamente di aver trovato un fratello maggiore napoletano e per di più avvocato del Giovane Holden».

La giornalista Concetta Guido ha poi preso la parola, entrando subito nel cuore del libro: «Fosco e Alice sono i protagonisti, marito e moglie. Lui è uno scrittore e lei un medico oncologo. Sono i titoli di coda di una vita insieme, del loro amore, di un grande amore. Stanno diventando due isole, come posso dire, dello stesso arcipelago. Ma c’è una frase ricorrente di Fosco che mi colpisce tra i tanti suoi pensieri detti ad alta voce al lettore. Lui dice che di fronte alla fine di un amore, la differenza tra la ragione e il torto non ha più senso. E questo penso che sia il cuore vero. Ma poi dice anche un’altra cosa: lui avrebbe passato la sua vita con Alice anche da infelice…». De Silva, visibilmente emozionato dalla calorosa accoglienza, ha risposto: «Sono felice di partecipare a questo Premio. Tra l’altro vedo che c’è una concorrenza di altissima qualità di colleghi, uno più bravo dell’altro, quindi sono anche un po’ spaventato. Però incrociamo le dita. Cosa vi posso dire del libro? Intanto sono partito volutamente dalla fine. Ho voluto omettere tutto ciò che riguarda l’accaduto che ha portato Fosco e Alice alla decisione di divorziare, perché se avessi fatto questo avrei fatto del pettegolezzo sul matrimonio, cosa che non mi interessa. L’attacco del libro, l’incipit è: “Alice e io ci vogliamo bene, per questo ci stiamo lasciando”. Che è un paradosso, ma è paradossalmente vero».

“Un po’ di tenerezza”

L’autore ha poi approfondito il tema della separazione: «Davanti alla consapevolezza che l’amore è finito ci sono due possibilità: o arrendersi ad una vita un po’ insapore, inodore, in cui l’amore è andato via ed è rimasto dell’affetto o, come cantava meravigliosamente Fabrizio De André, “un po’ di tenerezza”, oppure affrontare la realtà guardandosi in faccia e dirsi: “Ci siamo amati tantissimo, ma è finita.” E questo comporta una certa dose di irresponsabilità nel lanciarsi nella vita che ricomincia. La separazione è una cosa che tende ad avvenire quando la vita è già a metà del guado. Per cui non è che ricomincio. Ricomincio da dove? Con chi? Facendo cosa?».

De Silva ha inoltre condiviso una riflessione critica sul linguaggio delle separazioni: «Dal momento in cui si pronuncia la parola “separazione”, scatta un meccanismo che non si ferma più. E qui nasce un problema perché Fosco è uno scrittore e ha un rapporto molto alto con la parola e non ci sta all’idea di mortificare il suo matrimonio nel grigiore miserabile del linguaggio giuridico. Chi ha esperienza di separazione sa che quella è una delle situazioni più mortificanti della vita, perché ci si trova ridotti a un paio di fogli spillati con un mandato a margine con poche frasi di rito, di circostanza, usate abitudinariamente anche dagli avvocati più bravi. Questo linguaggio scadente riduce tutto a pochissimo. Il diritto si arroga il diritto di entrare all’interno di una storia d’amore che finisce, dettando delle regole per la gestione della separazione. È intollerabile già sul piano concettuale, ma soprattutto sul piano linguistico».

La Decina 2025 prosegue

L’incontro con Diego De Silva rappresenta il secondo appuntamento della Decina 2025 e conferma la vivacità culturale del Premio Sila ’49. La rassegna proseguirà nelle prossime settimane con altri autori finalisti, continuando a offrire al pubblico cosentino occasioni di confronto e approfondimento letterario.

Al termine dell’incontro, Gemma Cestari ha commentato: «La serata con Diego De Silva ha rappresentato un momento di straordinaria intensità. Il pubblico ha risposto con entusiasmo, creando quell’alchimia speciale che si verifica quando un libro tocca corde profonde. De Silva ha saputo raccontare la fine di un amore con una delicatezza e un’ironia che solo i grandi scrittori possiedono. Il suo romanzo rappresenta perfettamente lo spirito del Premio Sila: opere che sanno unire qualità letteraria e capacità di dialogo con il lettore».

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Tre domande a Diego De Silva

Abbiamo voluto approfondire ulteriormente alcuni dei temi del libro con l’autore…

Nel romanzo, Fosco rifiuta il linguaggio burocratico dei tribunali per riscrivere la propria separazione con parole autentiche. Come questa scelta riflette il suo rapporto personale con il potere narrativo delle parole?

«Il linguaggio giuridico riduce una storia d’amore a formule vuote, a “fatti che hanno reso impossibile la convivenza”. Fosco, come scrittore, non poteva accettare quella mortificazione. Volevo mostrare che, anche nella fine, esiste una dignità possibile: trasformare il dolore in racconto. Le parole non sono solo strumenti, sono ponti per conservare ciò che sembra perduto. Fosco e Alice scelgono di scrivere i loro “titoli di coda” perché credono che la verità di un amore sopravviva solo se narrata con autenticità, lontano dal grigiore delle aule».

Gemma Cestari ha sottolineato che il suo romanzo è un “atto politico” per aver anticipato il declino delle libere professioni. Crede che la letteratura abbia ancora il dovere di denunciare le ingiustizie sociali, come ha fatto nel 2007 con Malinconico?

«La letteratura non deve essere un manifesto, ma non può ignorare il mondo in cui vive. Con Malinconico, ho raccontato una generazione che ballava sul Titanic, inconsapevole del declino. Oggi quel declino è realtà, eppure pochi ne parlano. Scrivere di liberi professionisti, di coppie che affrontano la separazione, è un modo per restituire voce a chi è stato rimosso. La politica ignora queste fratture, ma i romanzi possono aprire discussioni. Non offrono soluzioni, ma costringono a guardare in faccia ciò che si preferisce nascondere».

Nel libro, ha volutamente omesso gli eventi che portarono al divorzio di Fosco e Alice. Perché ha scelto di concentrarsi solo sulle conseguenze, e non sulle cause della loro separazione?

«Volevo evitare il pettegolezzo sul “perché” si sono lasciati. Le cause sono spesso banali, o troppo private. Ciò che mi interessava era esplorare cosa succede dopo: come due persone che si sono amate profondamente gestiscono il vuoto, come cercano di trasformare un fallimento in un nuovo inizio. Fosco e Alice non sono nemici, sono due isole dello stesso arcipelago. La loro sfida non è litigare sul passato, ma trovare un linguaggio comune per dare senso a ciò che resta. È in questo spazio che nasce la possibilità di una bellezza imprevista».

Lodoli
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Successo per la presentazione del libro di Marco Lodoli, “Tanto poco”Featured

È stato un dialogo ricco di spunti e riflessioni, quello che ieri sera ha intrattenuto un pubblico molto numeroso alla libreria Mondadori di corso Mazzini, a Cosenza. L’evento è stato il battesimo per la Decina 2025 della tredicesima edizione del Premio Sila. Marco Lodoli ha presentato il suo “Tanto poco”, a moderare l’incontro, la professoressa Alba Battista, che ha guidato il pubblico in un viaggio attraverso le pagine del libro, definito da Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, «un piccolo miracoloso romanzo che in poco più di 90 pagine racconta una vita, 40 anni di passione ossessiva». Lodoli ha svelato l’origine dell’opera, nata durante il lockdown: «Un giorno – ha raccontato lo scrittore e giornalista – nella scuola vuota, entrò la bidella Antonietta con un caffè. In quel momento ho pensato: “Antonietta mi ha amato tutta la vita”. È stato lo spunto».

Il romanzo narra l’amore silenzioso di una bidella senza nome per un professore «precipitato nel tempo, tra illusioni, cadute e ambizioni artistiche smarrite». Lodoli ha sottolineato come la storia giochi «sul contatto tra tempo ed eternità, tra il fallimento esistenziale obbligatorio e la ricerca ostinata di un assoluto», citando l’immagine finale ispirata al Cristo di Mantegna, «metafora di un’umanità sospesa tra macerie e purezza».

L’autore e l’opera al centro dell’attenzione

Marco Lodoli ha condiviso il suo approccio alla scrittura, definendola «un’esperienza da vivere una volta sola, come un viaggio a Parigi o Gerusalemme, fatto con concentrazione spasmodica». Riferendosi alla tradizione rinascimentale, ha aggiunto: «Bisogna arrivare a una semplicità come quella della Pietà di Michelangelo: dietro c’è studio, filosofia, ma tutto si traduce in una storia essenziale».

Alba Battista ha richiamato l’architettura poetica del libro, evidenziando l’esergo di Petrarca («Solo a fine lettura ci si rende conto quanto quei due versi sintetizzino l’intera storia») e il tema della «rinuncia come atto di generosità», paragonando la protagonista al Bartleby, lo scrivano di Herman Melville: «Una scelta di purezza che dice “preferirei di no” al mondo».

Un primo importante appuntamento per il Premio Sila ’49

Gemma Cestari ha ribadito il ruolo del Premio nel panorama culturale italiano: «La letteratura deve aprire uno spiraglio verso l’ignoto – ha sottolineato la direttrice del Sila – non limitarsi a raccontare disagi. “Tanto poco” ci ricorda che l’arte nasce mentre la guardi, non è un semplice racconto». La Decina 2025 ha appena iniziato il suo rendez-vous. E a breve saranno annunciati i prossimi incontri: «Questo libro, come gli altri finalisti – ha chiosato Cestari – ci sfida a pensare oltre le storie convenzionali».

Un momento di arricchimento culturale

Il pubblico ha partecipato con domande acute, tra cui una sul valore delle recensioni negative con cui ci si imbatte online. Lodoli ha risposto con molta ironia: «Ho visto una recensione a una stella che criticava proprio ciò che amo del libro. A volte, anche le critiche rivelano coincidenze fortunate… o vecchi rancori!», scherzando sulla possibile presenza di “autentici” burloni nascosti tra i commenti sul web.

La serata si è chiusa con un omaggio alla poesia: Lodoli ha letto alcuni versi di Beppe Salvia, «genio scomparso troppo presto», e un applauso ha accompagnato la firma delle copie, simbolo di un legame vivo tra autore e lettori.

Tre domande a Marco Lodoli

Abbiamo voluto approfondire ulteriormente alcuni dei temi del libro con l’autore…

Il romanzo esplora temi di amore non corrisposto e di silenziose devozioni. Come è stato per lei entrare nella mente di un personaggio che vive nell’ombra dei propri sentimenti, e cosa spera che i lettori portino con sé dopo aver letto “Tanto poco”?

Sì, c’è un’idea di purezza, probabilmente un’idea di innocenza che in fondo è quello che noi cerchiamo attraverso l’arte, attraverso la letteratura, attraverso le esperienze più belle che ci capitano nella vita. Tutto il resto è un po’ l’esistenza che ci sporca, ci confonde, ci rende, ci delude. Però l’arte serve anche a presentarci dei personaggi un po’ estremi. Prima era stato citato Bartleby lo scrivano. Probabilmente siamo da quelle parti, non necessariamente simpaticissimi, ma che chiedono alla vita qualche cosa di più, a volte anche qualcosa di impossibile.

Nel suo libro, la scrittura sembra muoversi tra il minimalismo e una profonda introspezione. Come riesce a bilanciare questi due aspetti per creare un racconto che sia al tempo stesso evocativo e accessibile?

Per questo, forse, la mia frequentazione della poesia. Insomma, fin da ragazzo e anche adesso, leggo molta poesia. Le parole devono essere pregnanti, devono avere dentro una luce, un suono, un mistero. Non devono essere parole descrittive, devono essere parole che ci portano verso un’esperienza. Ecco quindi un’altra cosa per cui servono poche descrizioni, poche spiegazioni. Tutto accade, accade mentre uno lo legge.

Lei è un autore che ha sempre mostrato una grande attenzione per le dinamiche sociali e culturali del nostro tempo. In che modo “Tanto poco” riflette o dialoga con la società contemporanea?

C’è un fondo cristiano nella mia educazione di base per cui sono sempre stato vicino a quel mondo degli ultimi, ma non soltanto in quel modo caritatevole ma come se lì, in questi personaggi, possa accadere qualche cosa che non accade in un mondo invece più strutturato più borghese, più efficiente, più performante. Sono anime perse, più vicine alla verità, la nostra verità, perché siamo poi tutti un po’ delle anime perse tramite questi personaggi. E forse, a volte, qualcuno può arrivare a delle piccole illuminazioni.

Marco Lodoli
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Al via la Decina 2025 del Premio Sila Marco Lodoli presenta “Tanto poco”Featured

La libreria Mondadori di corso Mazzini, a Cosenza, si prepara ad accogliere, venerdì 21 marzo alle 18, la presentazione del libro “Tanto poco” di Marco Lodoli. L’evento segna l’avvio ufficiale del percorso che porterà all’assegnazione del Premio Sila ’49, giunto quest’anno alla tredicesima edizione. E si inserisce nella tradizionale rassegna della “Decina”, pensata per far conoscere al pubblico i dieci titoli finalisti selezionati dalla Giuria del Premio. A dialogare con Marco Lodoli, sarà la professoressa Alba Battista, pronta a esplorare i temi e le suggestioni dell’opera, in un confronto che promette di svelare le sfumature e la profondità del testo. L’incontro offrirà anche ai presenti l’occasione di interagire direttamente con l’autore, approfondendo il processo creativo e le ispirazioni che hanno dato vita al romanzo pubblicato da Einaudi.

Marco Lodoli e “Tanto poco”

Scrittore di riconosciuto talento nel panorama letterario italiano contemporaneo, Marco Lodoli presenta al pubblico cosentino “Tanto poco”, opera che si aggiunge alla sua già ricca produzione letteraria. Il libro, edito da Einaudi, è stato selezionato tra i dieci finalisti del Premio Sila ’49, confermando la qualità della scrittura dell’autore e la rilevanza dei temi trattati. L’ingresso all’evento è aperto a tutti gli appassionati di letteratura e cultura. L’atmosfera accogliente della libreria Mondadori, situata nel centralissimo corso Mazzini, farà da cornice a questo importante momento culturale e creerà un’opportunità di incontro e scambio per la comunità letteraria.

La Decina 2025 e il Premio Sila ’49

Il Premio Sila ’49, giunto alla sua tredicesima edizione, rappresenta uno dei riconoscimenti letterari più significativi del panorama nazionale. La “Decina” costituisce la fase finale del Premio, durante la quale vengono presentati al pubblico i dieci libri finalisti selezionati dalla Giuria. Ogni opera viene illustrata dal suo stesso autore in un evento dedicato, offrendo così la possibilità di approfondire i contenuti e conoscere gli scrittori in corsa per l’ambito riconoscimento.

La presentazione del libro di Marco Lodoli inaugura questo ciclo di incontri, segnando l’inizio di un percorso culturale che animerà la città di Cosenza nei prossimi mesi. Gli appassionati di letteratura avranno l’opportunità di scoprire le opere in competizione e di partecipare attivamente al dibattito culturale che caratterizza questa prestigiosa manifestazione letteraria.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

Marco Lodoli, Tanto poco, Einaudi

L’amore da lontano, l’amore che non si sporca con la vita, l’amore puro, assoluto, incrollabile: il nuovo romanzo di Marco Lodoli racconta la passione silenziosa e implacabile di una bidella per un professore che non si accorge di nulla, troppo preso dalle sue ambizioni artistiche, dall’illusione di essere diverso dagli altri, dalle sue piccole vanità. Matteo è un insegnante, ma anche uno scrittore: prometteva bene, poi però si è smarrito. E lei non ha mai cessato di amarlo, ma a che prezzo? Per difendere quella rosa bianca dal fango della vita ha dovuto essere inflessibile, feroce, spietata. Rinunciare a tutto. Marco Lodoli ci porta al centro di un sentimento travolgente che è rincorsa e fuga, smania e tensione verticale, sogno che niente e nessuno deve interrompere: una finzione folle, e proprio per questo più forte di ogni realtà. Una bidella e un professore, due esistenze parallele che forse non s’incroceranno mai, o forse si toccheranno per una notte soltanto, in un abbraccio che profuma d’amore e gratitudine, d’illusione e di oblio. «Tanto poco» basta per essere felici, bisogna solo respingere il mondo e consegnarsi a un’ossessione assurda e bellissima.

Marco Lodoli

Scrittore, giornalista e insegnante italiano, è nato a Roma il 22 ottobre 1956. La sua opera letteraria è caratterizzata da uno stile narrativo che esplora la realtà urbana e le dinamiche sociali con uno sguardo attento e sensibile. I suoi romanzi e racconti spesso si concentrano sui temi del viaggio, della morte e del rapporto tra l’individuo e l’altro, con particolare attenzione alle figure emarginate e ai “diversi”. Lodoli è anche noto per il suo impegno nell’ambito dell’istruzione, avendo lavorato come insegnante di lettere in un istituto professionale. Questa esperienza ha influenzato la sua scrittura, portandolo a riflettere sul ruolo della scuola e sull’importanza dell’educazione. Tra le opere più conosciute: “Snack Bar Budapest” (1987), “Cani e lupi” (1996), vincitore del Premio Palazzo al Bosco, “Il vento” (1997), vincitore del Premio Grinzane Cavour, “Isole. Guida vagabonda di Roma”, “Il preside” (2020). Oltre alla narrativa, Lodoli ha scritto anche saggi e articoli di giornale, collaborando con diverse testate.

Decina 2025
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Premio Sila ’49: annunciata la Decina 2025Featured

Cosenza si conferma ancora una volta crocevia di cultura e letteratura con il Premio Sila ’49, uno dei riconoscimenti più prestigiosi del panorama editoriale italiano. Questa mattina, nella sede della Fondazione Premio Sila, nel cuore del centro storico della città, è stata annunciata la Decina 2025 ovvero i dieci libri finalisti della tredicesima edizione.

Ad accogliere un pubblico composto da giornalisti, appassionati di lettura e rappresentanti del mondo culturale locale e nazionale sono stati il presidente della Fondazione, Enzo Paolini, la direttrice del Premio, Gemma Cestari, e i giurati Valerio Magrelli, Emanuele Trevi e Nicola Lagioia (quest’ultimi collegati via web).

I dieci titoli finalisti

decina 2025La rosa dei dieci libri scelti include opere di grande spessore narrativo e saggistico che rappresentano un viaggio attraverso storie, idee e riflessioni sull’Italia contemporanea: Nicoletta Verna, “I giorni di vetro” (Einaudi); Sandro Veronesi, “Settembre nero” (La nave di Teseo); Emanuela Anechoum, “Tangerinn” (Ediz. E/O); Diego De Silva, “I titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi); Pierpaolo Di Mino, “Lo splendore” (Laurana); Andrea Piva, “La ragazza eterna” (Bompiani); Linda Ferri, “Il nostro regno” (Feltrinelli); Marco Lodoli, “Tanto poco” (Einaudi); Giulia Corsalini, “La condizione della memoria” (Guanda) e Marco Ferrante, “Ritorno in Puglia” (Bompiani).

Un lavoro complesso per una selezione prestigiosa

Durante la conferenza stampa, il presidente Enzo Paolini ha sottolineato il valore culturale e simbolico del Premio Sila e si è detto molto soddisfatto della presentazione. «Oggi è stata una magnifica occasione perché Valerio Magrelli, Nicola Lagioia ed Emanuele Trevi hanno presentato i dieci libri selezionati per questa edizione. Hanno ingolosito tutti quanti gli ascoltatori e i lettori, me per primo. A leggere questi straordinari affreschi di romanzi che abbracciano tanti aspetti della nostra vita quotidiana e della nostra storia».

La direttrice Gemma Cestari ha evidenziato la difficoltà del lavoro svolto dalla giuria e la varietà della Decina 2025: «Siamo molto soddisfatti della decina selezionata. È una rosa che tiene insieme tante voci interessanti dell’Italia contemporanea. Dieci libri straordinari che arrivano dopo un lavoro intenso e approfondito da parte dei giurati. Abbiamo autori esordienti e autori consolidati: grande letteratura ma con una varietà che quest’anno è proprio evidente».

Valerio Magrelli ha aggiunto che “la selezione è stata un percorso affascinante ma complesso”, mentre Emanuele Trevi ha parlato di “un’edizione che si distingue per la ricchezza delle proposte letterarie”. Nicola Lagioia ha infine definito il Premio Sila come “un’occasione importante per riflettere sulla letteratura italiana in dialogo con i grandi temi sociali ed esistenziali”.

Il valore storico e culturale del Premio Sila ’49

Nato nel 1949 come uno dei primi premi letterari italiani dedicati alla narrativa e alla saggistica impegnata socialmente e politicamente, il Premio Sila è tornato a nuova vita dal 2010 grazie al lavoro appassionato della Fondazione Premio Sila. Oggi rappresenta non solo un riconoscimento per gli autori ma anche un momento di incontro tra lettori e scrittori in una città come Cosenza che si propone come capitale culturale del Sud Italia.

La scelta dei dieci finalisti è stata resa ancor più significativa dal contesto storico in cui il Premio opera: quello di un’Italia che cerca nella cultura risposte alle sfide contemporanee. I libri selezionati spaziano tra generi diversi ma condividono l’intento di interrogare la realtà con profondità e originalità.

Prossimi appuntamenti

Con l’annuncio dei dieci finalisti si apre ora una fase cruciale del Premio: nei prossimi mesi, gli autori presenteranno le loro opere al pubblico attraverso una serie di incontri organizzati dalla Fondazione. Successivamente sarà compito della giuria ridurre la rosa a cinque titoli. Da questa ulteriore selezione emergerà il vincitore finale che sarà premiato durante una manifestazione pubblica destinata a coinvolgere l’intera città.

Il Premio Sila ’49 si conferma così non solo un riconoscimento letterario ma anche un’occasione per promuovere il dialogo culturale e rafforzare il legame tra letteratura e società civile. Come ha concluso Enzo Paolini: “Leggere questi libri significa riflettere su chi siamo oggi e su chi vogliamo essere domani”.

Le opere della Decina 2025

La selezione del Premio Sila ’49 offre uno spaccato variegato della letteratura italiana, dove ogni autore traccia un percorso unico. Ne hanno ripercorso i tratti distintivi i tre giurati presenti alla conferenza stampa. In “I giorni di vetro” (Einaudi), Nicoletta Verna cattura l’attenzione con “una scrittura avvincente, capace di tenere il lettore incollato alla pagina”, come sottolinea Nicola Lagioia. Sandro Veronesi, in “Settembre nero” (La nave di Teseo), crea un’opera che Valerio Magrelli definisce “un libro intarsiato con cura e amore, ma coronato da una tragica esplosione”.

Il viaggio prosegue con “Tangerinn” (Ediz. E/O) di Emanuela Anechoum, dove Emanuele Trevi riconosce “un archetipo narrativo classico – il ritorno alle radici – ma lo fa con una tale freschezza e originalità”. Diego De Silva, in “Titoli di coda di una vita insieme” (Einaudi), esplora la separazione e le realtà divergenti, come evidenziato da Trevi.

“Lo splendore” (Laurana) di Pierpaolo Di Mino si distingue per “un linguaggio che si distacca dalle mode del momento”, secondo Trevi, mentre “La ragazza eterna” (Bompiani) di Andrea Piva, per Lagioia, “evoca temi universali come Eros e Thanatos”. Due narrazioni che esplorano la realtà da prospettive diverse.

Linda Ferri, con “Il nostro regno” (Feltrinelli), crea “un’opera di alta letteratura”, dove “la reciprocità tra i personaggi ha un’energia narrativa potente”, come afferma Trevi. Marco Lodoli, in “Tanto poco” (Einaudi), offre un romanzo che Magrelli descrive come “un romanzo che si muove su un fondo costante di sofferenza e pietà cristiana”.

Infine, Giulia Corsalini, con “La condizione della memoria” (Guanda), tesse “un continuo travaso tra presente e passato”, secondo Magrelli, mentre Marco Ferrante, in “Ritorno in Puglia” (Bompiani), racconta “una saga familiare avvincente”, con “le contraddizioni tipiche di una famiglia borghese”, come sottolinea Lagioia.

Decina 2025
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Decina 2025. L’11 marzo conosceremo i libri e i loro autoriFeatured

In un’epoca in cui il dibattito culturale assume dimensioni sempre più globali, il Premio Sila ’49 continua a rappresentare un punto di eccellenza e di rinnovamento. La Fondazione Premio Sila, promotrice del primo riconoscimento letterario nato nel Mezzogiorno, organizza la conferenza stampa di presentazione della Decina 2025 per martedì 11 marzo alle ore 12 presso la sede della Fondazione, nel cuore del centro storico di Cosenza. Così, anche quest’anno, potremo finalmente conoscere autori e titoli che si contenderanno il prestigioso Premio.

Trasmesso anche in diretta, sulla pagina Facebook del Premio Sila ’49, l’evento vede la partecipazione del presidente Enzo Paolini e della direttrice Gemma Cestari, a confermare la profonda attenzione verso la qualità e la rilevanza delle opere in gara. In collegamento web, ci saranno anche i giurati Valerio Magrelli, Emanuele Trevi e Nicola Lagioia per raccontare del loro prezioso contributo al processo di selezione e scelta dei dieci libri.

La conferenza stampa di martedì prossimo segna l’inizio di una serie di incontri che, attraverso il confronto diretto con gli autori, daranno luce alle opere in competizione e formeranno la rosa dei cinque finalisti, preludio alla tanto attesa premiazione finale che coinvolgerà l’intera città di Cosenza.

La missione della Fondazione Premio Sila ’49, che dal 2010 si impegna a promuovere il dialogo culturale e a rinnovare la tradizione del Premio, si riafferma in questo appuntamento come un momento imprescindibile per l’economia letteraria e la valorizzazione del patrimonio culturale del Mezzogiorno e dell’Italia.

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