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RITANNA ARMENI
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Ritanna Armeni presenta “A Roma non ci sono le montagne”Featured

Venerdì 28 febbraio, alle 18, la Libreria Feltrinelli di Cosenza diventerà il palcoscenico di un evento culturale di grande rilievo. La Fondazione Premio Sila ospiterà la giornalista e scrittrice Ritanna Armeni per la presentazione del suo ultimo libro, “A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà”, pubblicato nella prestigiosa Collana Scrittori di Ponte alle Grazie. Ad accompagnare l’autrice in un dialogo ricco di spunti e riflessioni saranno l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, e Gemma Cestari, direttrice del Premio.

Via Rasella, una strada apparentemente come tante altre nel cuore di Roma, è diventata il simbolo di una delle pagine più drammatiche e significative della Resistenza italiana. Ritanna Armeni, con la sua prosa lucida e appassionata, ci conduce in un racconto che intreccia Storia e storie personali, restituendo al lettore non solo i fatti ma anche le emozioni, i dilemmi morali e le scelte che hanno segnato quel momento cruciale.

Il libro si apre su una scena quotidiana che si trasforma in un evento epocale: uno spazzino gioviale con il suo carretto; una giovane donna, semplice ma elegante, con la borsa della spesa; un uomo assorto con una cartella di pelle; una compagnia di soldati nazisti che marcia cantando per le strade della città eterna. Sono istanti sospesi nel tempo, in cui la normalità si infrange contro il peso della Storia. Attraverso queste immagini vivide e dettagliate, Armeni racconta l’attentato dei Gruppi di Azione Patriottica (Gap), giovani uomini e donne che scelsero di opporsi all’occupazione nazista con coraggio e determinazione.

La serata alla Feltrinelli non sarà solo un’occasione per presentare il libro ma anche un momento di riflessione condivisa. Ritanna Armeni dialogherà con Enzo Paolini e Gemma Cestari per approfondire i temi centrali del romanzo: la lotta per la libertà, il valore della memoria storica e l’importanza delle scelte individuali nei momenti più bui della nostra storia. Saranno esplorati i retroscena della narrazione e le emozioni che hanno guidato l’autrice nella ricostruzione di questa vicenda dolorosa e controversa.

LA SCHEDA DEL LIBRO

Ritanna Armeni, A Roma non ci sono le montagne. Il romanzo di via Rasella: lotta, amore e libertà, Collana Scrittori – Ponte alle Grazie

Uno spazzino gioviale che spinge il suo carretto. Una ragazza semplice ma elegante, con la borsa della spesa e un impermeabile sul braccio. Un giovane uomo, l’aria assorta, la cartella di pelle, forse un professore. Una Mercedes, scura e silenziosa come l’ufficiale tedesco seduto sul sedile posteriore. Una compagnia di soldati che marcia cantando. Perché nel 1944 le compagnie naziste cantano sempre quando attraversano Roma. In quei pochi metri, in quei secondi di trepidazione e attesa passa la Storia.

E le storie dei singoli individui che formano i Gruppi di azione patriottica, fondati qualche mese prima contro l’occupante tedesco. Per lo più ragazzi borghesi, spesso universitari, che si tramutano in Banditen, capaci di sparare e di sparire, di colpire il nemico ogni giorno, senza dargli tregua. In quel breve – e infinito – pomeriggio di primavera, dove passato e presente si intrecciano, c’è chi si prepara e chi viene sorpreso, chi muore e chi sopravvive, chi scappa e chi ritorna. E c’è anche chi, sui corpi dei 33 tedeschi uccisi, firma la condanna a morte di 335 italiani. Ritanna Armeni, con l’intelligenza di chi vuole comprendere, e ricordare, conduce i lettori in via Rasella e mette in scena uno degli episodi più emblematici della Resistenza romana.

Ritanna Armeni

Giornalista e scrittrice, ha lavorato a Rinascita, il Manifesto, l’Unità, Liberazione. Capo ufficio stampa di Fausto Bertinotti, è stata per quattro anni conduttrice di Otto e mezzo insieme a Giuliano Ferrara. Ha pubblicato “Di questo amore non si deve sapere” (2015), vincitore del Premio Comisso;“Una donna può tutto” (2018); “Mara. Una donna del Novecento” (2020), vincitore del Premio Minerva; “Per strada è la felicità” (2021); “Il secondo piano” (2023), tutti usciti per Ponte alle Grazie.

Piero Marrazzo
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Piero Marrazzo e il suo “Una storia senza eroi”Featured

Primo appuntamento della Fondazione Premio Sila di quest’anno, che ci accompagna verso l’annuncio della Decina 2025, ovvero i 10 libri che si contenderanno il prestigioso Premio Sila. La Giuria è già al lavoro per selezionare i finalisti, ma nel frattempo, mercoledì 12 febbraio alle 18.30, la sede della Fondazione a Cosenza, in via Salita Liceo 14, ospiterà la presentazione di “Una storia senza eroi” di Piero Marrazzo, edito da Marsilio per la Collana Specchi. Il giornalista, scrittore e politico converserà con l’avvocato Enzo Paolini, presidente della Fondazione Premio Sila, che guiderà un dialogo intenso sui temi e le esperienze narrate nel libro.

Pubblicato di recente, “Una storia senza eroi” è un viaggio intimo e politico, un intreccio tra vicende personali e pagine importanti della storia italiana. Da via Gradoli, luogo simbolo di segreti e misteri della politica italiana, agli Stati Uniti, il libro ripercorre la caduta e il riscatto di un uomo, mettendo in luce il peso della memoria familiare e il legame inscindibile tra esperienza privata e collettiva. Piero Marrazzo racconta una vicenda che si snoda tra scandali, potere e identità, intrecciando il proprio percorso con quello della madre Gina e del padre Joe, giornalista integerrimo, fino a riscoprire un passato fatto di diritti negati, rapporti con la mafia e segreti inconfessabili.

La presentazione del libro di Marrazzo si inserisce nel solco della missione della Fondazione Premio Sila ’49, che dal 2010 si impegna a promuovere il dibattito culturale e a rinnovare la tradizione del Premio Sila, il primo riconoscimento letterario nato nel Mezzogiorno, ponendosi come luogo di incontro e confronto su temi di grande attualità nel campo della letteratura e dell’economia.

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Pierpaolo Vettori ha presentato al pubblico del Sila ’49 il suo libro, “L’imperatore delle nuvole”Featured

Nei locali della libreria Ubik di Cosenza, ieri sera, Pierpaolo Vettori ha presentato il suo libro, “L’imperatore delle nuvole”, che fa parte della Decina 2024 del Premio Sila. Davanti a un pubblico numeroso, lo scrittore ha approfondito alcuni temi del romanzo dialogando con Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, e con il magistrato Alfredo Cosenza.

Siamo appena alla presentazione del terzo libro e già questi incontri con gli autori sono diventati una piacevolissima e apprezzatissima consuetudine. Ieri sera, alla libreria Ubik di Cosenza, si è consumato un nuovo appuntamento letterario. Pierpaolo Vettori ha incontrato il pubblico, ancora una volta numeroso e molto partecipe alla discussione, per presentare il suo romanzo “L’imperatore delle nuvole” (Neri Pozza editore). Che, naturalmente, appartiene alla Decina 2024 del Premio Sila. L’immancabile Gemma Cestari, direttrice del Premio, e il magistrato Alfredo Cosenza hanno dialogato con Vettori.

Le vicende del romanzo ruotano intorno a un lunghissimo muro costruito per contenere l’esodo degli immigrati africani verso l’Europa. Vigilato da guardie murarie che devono tenere a bada i migranti clandestini. Sia gli uni sia gli altri sono, in teoria, aguzzini e vittime, in pratica, entrambi vittime. Senza apparenti vie d’uscita. “Sono vittime – ha sottolineato Pierpaolo Vettori – di un mondo che ormai è monotono. C’è solo un modo per vivere del nostro, ossia questa sorta di capitalismo più o meno democratico e non c’è una realtà alternativa. Per cui se una persona fallisce qui, in questa modalità, non riesce a fare soldi, non riesce… ha fallito per sempre. Non ha un altro modo per realizzarsi. Forse, invece, la soluzione di tanti problemi sarebbe proprio quella di cercare altri modi. Ché ognuno possa in qualche maniera trovare una sua nicchia, un modo per potersi realizzare come persona”.

“Sono rimasta veramente molto colpita dalla potenza di questo romanzo – ha commentato Gemma Cestari – che è avvincente e si lascia leggere con grande facilità nonostante la complessità dei temi che propone. La parola che mi ha suggerito il libro e che mi ha turbato – e che dovrebbe turbare e interrogare tutti – è ambivalenza. E Franco Zomer (l’io narrante e protagonista del romanzo) è veramente l’ambivalenza che ci chiede ma tu da che parte stai? Perché nelle grandi questioni, quelle che vengono orchestrate da pochi e che poi producono moltissime vittime, sono la storia e la sociologia a occuparsi di quei pochi e di quei moltissimi. Mentre è compito della letteratura parlare di quelli che stanno in mezzo, cioè di quelli che poi in questo meccanismo sono i piccoli ingranaggi e le piccole ruote”.

Sempre sul protagonista principale, Alfredo Cosenza ha sottolineato che “ciò che colpisce di Zomer è la sua profonda infelicità. Che vien fuori nell’incipit tremendo del libro: ‘Oggi non riesco a vivere’. Una frase – continua – che dopo averla letta uno si ferma e dice: voglio davvero continuare a leggere? E questa è una sensazione che è sempre presente in tutto il romanzo che poi alla fine si spiega…”

Tre domande a Pierpaolo Vettori

A margine dell’incontro, ci siamo intrattenuti con l’autore per conoscere meglio alcuni particolari del suo bellissimo romanzo

Leggendo “L’imperatore delle nuvole”, a caldo, viene spontaneo parlare di futuro distopico. A mente fredda, invece, sembra di leggere in anticipo la notizia del Muro e il suo inevitabile corollario di implicazioni…

Esattamente così, mi stupisco sempre quando definiscono distopico il mio romanzo perché, a parte questa immaginaria costruzione di un muro che divide l’Africa dall’Europa, tutto quello che accade nel libro, tutto quello che fanno i protagonisti e i comprimari sono cose che facciamo anche noi, tutti i giorni. Forse viviamo già in una distopia e non ce ne accorgiamo, questo dovrebbe far riflettere.

L’illusione di poter cambiare il passato per immaginare di condurre una vita diversa… Chi non penserebbe di abbandonarsi all’allucinazione della Moby Dick. Almeno una volta…

È proprio questa la forza di questa strana, particolarissima droga che si chiama Obdk che consente di poter selezionare un avvenimento del proprio passato, un momento spartiacque dove avresti dovuto fare una cosa e non l’hai fatta o compiere un’azione e non l’hai compiuta e questo ti ha cambiato la vita in peggio, tornare indietro e poterlo rifare. La Moby Dick ti consente una seconda opportunità con un piccolo problema: non riesci mai a portarla a termine. Un secondo prima che tu riesca a fare quello che vuoi, l’effetto della droga finisce e questo crea una dipendenza incredibile. Ma racconta anche di quanto noi siamo legati al nostro passato, di come siamo in un certo senso il prodotto del nostro passato. Nostro e della nostra famiglia.

Il destino di Zomer è così ineluttabile e già scritto da lasciare spazio solo a miraggi e illusioni, alla suggestione dei ricordi provocata dalla Moby Dick. E se la passività di Zomer fosse un moto di ribellione: sacrifico la mia vita per dimostrare di potercela fare nonostante tutto?

Ma in effetti nel finale del libro, senza rivelare troppo della storia, proprio Zomer sarà il granello fondamentale, la piccola pietra dalla quale creerà una valanga che cambierà la storia. E io mi ci metto in mezzo, persone che sono bloccate spesso, oppure che vorrebbero fare tante cose ma non ci riescono, non ne hanno la forza, non ne hanno il coraggio, sentono di non essere mai all’altezza della situazione. Non è mai finita la propria stanza, c’è sempre la possibilità di riscatto e Zomer ne troverà una…

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Decina 2024, appuntamento domani 11 aprile con Pierpaolo VettoriFeatured

Giovedì 11 aprile, alle 18, alla libreria Ubik di Cosenza, in via XXIV Maggio, ancora un appuntamento con i protagonisti della Decina 2024. Domani, accoglieremo Pierpaolo Vettori e insieme con lui conosceremo meglio le tante sfaccettature del suo “L’imperatore delle nuvole” (Neri Pozza editore). A conversare con l’autore, sarà presente anche il magistrato Alfredo Cosenza.

Conoscere un libro attraverso il dialogo con il suo autore è un’esperienza privilegiata. Ed è uno dei privilegi che il Premio Sila ’49 concede al pubblico e agli appassionati della letteratura italiana. Di qualsiasi genere. Così, domani sera, alle 18, conosceremo un altro libro della Decina 2024, presentato dal suo autore: alla libreria Ubik di Cosenza, incontreremo Pierpaolo Vettori.

Lo scrittore torinese illustrerà il suo “L’imperatore delle nuvole”, un testo che racconta di una realtà distopica, fortemente destabilizzante. E la narra attraverso le esperienze di Franco Zomer, che di mestiere fa la guardia muraria. Sì, di un lunghissimo muro costruito per contenere l’esodo degli immigrati africani verso l’Europa. Il lavoro di Zomer è spietato, crudele. E irrimediabilmente ne risente anche la sua vita. Così come le esistenze di tutte le persone che lavorano lì.

I migranti non devono passare. E se è il caso, le guardie hanno anche l’ordine di sparare. Le anfetamine “aiutano” a sopravvivere in quella zona desertica intrisa di tristezza e solitudine. Poi, arriva la Moby Dick, una droga pesante che consente di selezionare i ricordi durante le lunghe e interminabili giornate al Muro…

“L’imperatore delle nuvole” è stato scelto dalla giuria del Premio Sila e inserito nella Decina 2024, ovvero la rosa di libri da cui uscirà il vincitore di questa dodicesima edizione. Ricordiamo che, terminata la presentazione di tutti e dieci i volumi, la giuria, in collaborazione con il comitato dei lettori, ridurrà a cinque i libri scelti. E da quest’ultima selezione verrà fuori il vincitore finale che sarà premiato durante una manifestazione nei giorni 14, 15 e 16 giugno.

LA SCHEDA DEL LIBRO

Pierpaolo Vettori, L’imperatore delle nuvole, Neri Pozza

Dopo il 2026. Vista da lontano sembra una costruzione da fiaba: una lunga linea fortificata di un bianco abbacinante che attraversa quattro Stati nordafricani. Oltre, una striscia di terra desertificata chimicamente; oltre ancora, il Mediterraneo. Benvenuti al Muro, invalicabile barriera per i dannati della Terra che tentano di oltrepassarla ma anche meta turistica alternativa per i ricchi del mondo: la soluzione radicale al problema dell’immigrazione clandestina. Franco Zomer è una guardia muraria, come lo era suo padre; di giorno, dopo aver finto di vagliare i loro documenti, rimanda indietro i migranti che cercano di varcare il confine. Dopo il tramonto, arrivano i clandestini – che un documento non ce l’hanno proprio – la cui sorte spesso si decide in modo violento. Il lavoro delle guardie murarie è una brutale messinscena ritualizzata, le direttive vigenti sono implacabili: nessuno deve passare. Chi si lascia sfuggire un migrante, finisce nella Stanza delle Punizioni. Per resistere alla legge della crudeltà, al Muro tutti fanno uso di anfetamine e stimolanti, fino a quando la malavita locale inonda il mercato con una nuova sostanza, la Moby Dick. L’effetto è straordinario: si può rivivere un momento del passato in cui cambiare le decisioni sbagliate o fatali, modificare il destino. L’illusione di realtà è perfetta, la dipendenza potentissima e immediata. La Moby Dick dilaga incontrollata come un’epidemia, tra i disperati come tra gli aguzzini. Annichilito dalla sofferenza cui assiste ogni giorno e che spesso infligge di persona, anche Franco Zomer vorrebbe riavvolgere la sua vita fino a quel fatidico giorno di un tempo ancora felice. Un tempo in cui, con un dito, poteva spostare le nuvole in cielo e tutto era ancora possibile. Solo così potrà immaginare il futuro, un futuro con il volto di Penelope, la donna che vede ogni volta che chiude gli occhi.

Pierpaolo Vettori

È stato finalista per due edizioni al Premio Calvino e ha esordito con “La notte dei bambini cometa” (Antigone, 2011), seguito pochi mesi dopo da “Le sorelle Soffici” (Elliot, 2012). Dopo “La vita incerta delle ombre” (Elliot, 2014), nel 2018 esce per Bompiani “Lanterna per illusionisti”. Laureato in lettere con una tesi sulla Swinging London, vive e lavora a Torino. E con questo romanzo ha vinto il Premio Neri Pozza 2021.

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Decina 2024, presentato “Quasi niente sbagliato” di Greta PavanFeatured

Dieci libri da presentare. Dieci autori incontrano il pubblico.

Ieri sera, la libreria Mondadori di Cosenza, in piazza XI Settembre, ha accolto la scrittrice Greta Pavan per la presentazione del suo libro “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore). Dopo l’introduzione di Gemma Cestari, direttrice del Premio Sila, hanno dialogato con l’autrice l’avvocato Erika Rodighiero e la professoressa Maria Letizia Stancati

Il Premio Sila ’49 ha regalato un altro incontro molto interessante alla città di Cosenza. Ieri sera, lunedì 8 aprile, nella sala della libreria Mondadori, in pieno centro, Greta Pavan ha presentato il suo libro “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore) che fa parte della Decina 2024 del premio letterario bruzio. E ancora una volta, tanta gente è accorsa ad assistere all’evento, seguendo con palpabile interesse le parole della scrittrice e gli interventi dell’avvocato Erika Rodighiero e della professoressa Maria Letizia Stancati che, da appassionate della lettura, hanno contribuito ad approfondire i temi del libro, già insignito della Menzione Speciale della giuria del Premio Calvino 2022.

“‘Quasi niente sbagliato’ è un libro dalla strana e intelligentissima architettura – ha detto Gemma Cestari introducendo Greta Pavan – è la storia di Margherita, nata nel 1990 in Brianza, raccontata in capitoli, che scorrono con un avanti e indietro temporale funzionale alla costruzione complessiva, perché da questi capitoli in cui accadono apparentemente episodi minimi – il “quasi niente” del titolo –, viene fuori la complessità della formazione di Margherita e il suo tentativo di trovare un posto nel mondo, emergono tutti i membri della sua famiglia e il contesto che la circonda. E sono questi quasi niente che segnano le vite di tutti, soprattutto quando accadono nell’infanzia”.

Le vicende narrate si svolgono in una Brianza fredda e austera, dove l’intero universo sociale gira attorno al lavoro. “La letteratura della provincia in Italia è molto fertile – ha spiegato Greta Pavan – ce n’è moltissima relativa al Sud d’Italia, molto poca riferita ad alcune aree del Nord. La Brianza è stata trattata da Gadda, ma un altro tipo di Brianza rispetto a quella che c’è in questo romanzo, una Brianza verde, una Brianza di natura all’interno della cognizione del dolore. Io mi sono chiesta come mai, mi sono chiesta come mai e mi sono data una risposta che ha a che fare con la ricchezza e il benessere. Cioè, laddove c’è un grande benessere, innanzitutto, di tipo economico, laddove sembra andare tutto bene, è più difficile trovare delle storie, perché le storie partono necessariamente da un conflitto. Se non c’è un conflitto, anche in una narrazione a lieto fine è molto difficile costruire una storia. E all’interno di ambienti di questo tipo è complesso trovarne. E quindi io mi sono domandata, ma veramente in questo tutto giusto, non c’è una piccola crepa? Sì, ci sono delle crepe. apparentemente molto piccole che però possono essere indagate e all’interno dei capitoli del romanzo troverete appunto episodi minimi, di minima violenza. Questo è un romanzo sicuramente sulla violenza ma non vi aspettate una violenza traumatica, non vi aspettate un grande evento scatenante di altri. Costruiscono più una tensione sotterranea che un’esplosione di violenza. Quindi si parla di personaggi che vengono definiti da piccolissimi atti di violenza che però in qualche modo, come mi piace immaginarli, una goccia che scava la roccia che definiscono l’esistenza dei miei personaggi e tutto ciò accade specificamente sul luogo di lavoro”.

 

Tre domande a Greta Pavan

Abbiamo approfondito alcuni temi di “Quasi niente sbagliato” con Greta Pavan

Quanta attualità accoglie in sé, la Margherita che hai raccontato?

Dunque, credo che dal punto di vista tematico ne accolga. Naturalmente, si parla di lavoro, di un certo nuovo modo di interrogare il lavoro e di interrogare il lavoro come veicolo di tutto, come bacino di tutto l’esistente e come unica possibilità, come priorità della nostra vita. E questo mi sembra sia un tema abbastanza attuale. Detto ciò, il conflitto che c’è all’interno del lavoro, naturalmente, è un conflitto che c’è sempre stato, lo sfruttamento non è un tema di oggi. Perciò mi piace pensare a questa storia anche nei suoi risvolti un pochino più universali, in parola grossa e pretenziosa, però mi piace pensare anche alla vicenda umana di Margherita, a prescindere dallo spirito e del tempo in cui è emersa.

Quanto hanno pesato le origini venete della famiglia di Margherita e lo status di emigranti nel delinearne la sua personalità?

Molto, perché origini venete in Brianza significa essere degli outsider rispetto al luogo in cui lei si trova. Margherita nasce in una famiglia che in maniera originaria è outsider e non appartenente al luogo in cui vive, nonostante i veneti, insieme ad altre emigrazioni, l’abbiano in qualche modo fondata, la Brianza, quindi altro che fa parte di altro. Però il fatto di essere emigrati dal Veneto determina anche che si tratta di persone molto povere, e anche questo è un elemento di alterità rispetto all’ambiente in cui lei è emersa, che al contrario è un ambiente molto ricco e di grande benessere. Naturalmente il riscatto, soprattutto quando il livello di povertà è quello, è il lavoro. E c’è poco da girarci intorno, perciò, anche questo tipo di imprinting è determinato dal lavoro.

Margherita è una sognatrice oppure semplicemente una ragazza che vorrebbe far valere la sua intraprendenza nel lavoro e di conseguenza nella vita?

Sognatrice direi di no, perché Margherita per me è un personaggio profondamente nichilista, non ha spazio per i sogni, ha spazio per degli incubi ma non per dei sogni, quindi non direi sognatrice. E neanche completamente una persona che vorrebbe far valere la sua intraprendenza. È una donna, inizialmente, alla ricerca di un’appartenenza, che non trova nelle bandiere, non trova nelle persone che ha intorno, non trova assolutamente nel lavoro. Perciò girovaga nel suo mondo alla ricerca di qualcosa o qualcuno a cui appartenere. E a un certo punto pensa che quello possa essere il lavoro, ma è una convinzione che lei eredita, non è una convinzione veramente radicata in lei.

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Greta Pavan
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Dieci libri da presentare. Dieci autori incontrano il pubblico: appuntamento con Greta PavanFeatured

Dopo la pausa pasquale, riprendono gli appuntamenti con la presentazione dei dieci libri che concorrono per aggiudicarsi il Premio Sila ’49, prestigioso riconoscimento letterario giunto ormai alla sua dodicesima edizione. Lunedì 8 aprile, alle 18, la location dell’evento sarà la centralissima libreria Mondadori di Cosenza, in piazza XI Settembre, lungo corso Mazzini. Protagonisti assoluti dell’incontro, Greta Pavan e il suo libro, “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore), un romanzo di formazione, un autentico spaccato generazionale, una storia sull’appartenenza e sull’affermazione di sé che prova a rispondere a una domanda esistenziale: se il male sia ciò che riceviamo o quello che ci portiamo dentro…

A parlare del volume, insieme con l’autrice, saranno presenti l’avvocato Erika Rodighiero, la professoressa Maria Letizia Stancati e Gemma Cestari, la direttrice del Premio Sila.

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LA SCHEDA DEL LIBRO

“Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri editore)

Brianza, terra dai confini incerti, paesaggio di asfalto e capannoni, provincia ricchissima, dove la religiosa devozione al lavoro sembra essere l’unico parametro riconosciuto per la definizione di rapporti e identità. Ma per Margherita, nata nel 1990 in una delle tante famiglie venete emigrate in Lombardia nel dopoguerra, il benessere è una chimera da contemplare da lontano. Sfiancata dal susseguirsi di lavori senza prospettiva e a cui sembra destinata solo in quanto donna, svuotata dalla minaccia costante della precarietà e svilita da un’umanità ambigua, fatta di personaggi in cui albergano a un tempo colpa e innocenza, per Margherita rimane solo il sogno della fuga. Coltiva l’ossessione di Milano, attraente come una terra promessa, e di un lavoro come giornalista, forse unica possibilità rimasta per provare a far sentire la propria voce. E sola alternativa a quella violenza che, goccia dopo goccia, quasi niente, rischia di trasformarla in tutto ciò che ha sempre rifiutato.

 

Greta Pavan

È nata a Desio, in Brianza, nel 1989. Dopo la laurea in Comunicazione interculturale, conseguita a Torino, ha studiato editoria alla Scuola di scrittura Belleville. Oggi vive a Milano, dove lavora come editor freelance. Quasi niente sbagliato ha ricevuto la Menzione Speciale della giuria del Premio Calvino 2022.

 

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Erika Rodighiero

È avvocato penalista del Foro di Cosenza. Componente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, docente e referente della Scuola Forense “B. Alimena” di Cosenza, membro dell’Osservatorio Carcere, Diritto & Società della Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”. Da anni è impegnata nel sociale e vicina a ogni forma di lotta contro le discriminazioni; un impegno che concretizza quotidianamente essendo cofondatrice dell’Associazione culturale Xenìa e di Nova Associazione A.P.S. di Cosenza, nonché socia e volontaria Avvocato di Strada Cosenza.

 

Maria Letizia Stancati

È docente di italiano, storia e geografia presso la scuola secondaria di primo grado dell’IC Malvito, in cui è referente per il bullismo e cyberbullismo, e del dipartimento di lettere. Fondatrice di Nova associazione e attiva volontaria ospedaliera con l’associazione Gianmarco de Maria nei reparti di pediatria e dipartimento materno infantile. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura.

 

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